Arca Russa
867 attori, centinaia di comparse, 3 orchestre complete, 22 assistenti alla regia, l'illuminazione per rischiarare l'equivalente di 36 set, mesi e mesi di prove: tutto questo concentrato in un film le cui riprese sono durate solamente novantasei minuti. "Arca russa" è tutto ciò, un abnorme piano sequenza di oltre un'ora e mezzo, ideato dal regista russo Alexander Sokurov, girato tutto all'interno del museo dell'Hermitage di San Pietroburgo. La camera - l'operatore alla fine dell'unica interminabile ripresa era, comprensibilmente, esausto - si muove ininterrottamente senza alcuno stacco, lungo i vasti corridoi del palazzo e i suoi ampi e fastosi saloni. Come se fosse la soggettiva di un uomo contemporaneo capitato per magia in un'altra dimensione e in un altro tempo, la macchina da presa incontra, muovendosi di stanza in stanza personaggi storici di capitale importanza per la storia russa. Da Pietro il Grande all'Imperatrice Caterina, dall'ultimo Zar Nicola II alla piccola Anastasia, accompagnato da uno straniero di origine francese, il protagonista, come detto rappresentato dalla macchina da presa, compie un viaggio nella Russia dei secoli passati cercando di scoprire i perché del difficile rapporto del suo Paese con il proprio passato e con l'Europa, l'occidente amato ed odiato. Il film, infatti, essenzialmente, si impernia sull'irrisolto dissidio della Russia di ieri e la Russia di oggi, circa il posizionarsi delle proprie matrici culturali e storiche. Su questa tematica l'opera di Sokurov si avviluppa a tratti con evoluzioni eccessivamente ridondanti, tali da rendere il film alquanto noioso nonostante l'indubbio interesse che il piano sequenza in cui si è proiettati suscita. Al di là degli aspetti tecnici, il film è un appassionato omaggio alle ricchezze del museo di San Pietroburgo, città che il regista ama profondamente. In effetti, il film ha i suoi momenti migliori proprio nelle riprese degli sfarzosi ambienti del Palazzo di Inverno degli Zar e nelle inquadrature dei tesori della pittura in esso contenuti. Ammiriamo quadri di Raffaello, di Tintoretto, di El Greco, di Van Dick e di tanti altri artisti "europei", il tutto sempre ripreso con la steadicam dal nostro infaticabile operatore.
Naturalmente, le difficoltà oggettive di una tale impresa si notano nella scarsa illuminazione di alcuni ambienti, in alcune immagini eccessivamente sfocate, nello sguardo verso la camera di alcuni attori evidentemente preoccupati di non intralciare il faticoso incedere dell'operatore.
Tecnicamente "Arca russa" è un film che non può non interessare gli incalliti cinefili, ed anche qualche spunto nei dialoghi suggerisce certe stimolanti riflessioni - peraltro molto attuali. Paradossalmente, però, si sente la mancanza di qualche sana sforbiciata in sede di montaggio...

Das

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