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Sballati d'amore
Diffidate sempre delle promozioni cinematografiche, soprattutto quelle acchiappa-giovani.
Il pubblico sotto i 25 anni che entrerà in sala attratto dal titolo "Sballati d'amore"
(nell'originale inglese più semplicemente "A lot like love") e dal relativo trailer che promette libere e ripetute copule fra i due protagonisti, rimarrà deluso.
In realtà Oliver ed Emily dopo un iniziale e spericolato accoppiamento nella toilette di un aereo, di sesso nel corso del film ne fanno assai poco.
Anche perché, nell'arco di sette anni, si impegnano molto di più innanzitutto a trovare sé stessi e poi, fra tentazioni e delusioni, avvicinamenti e allontanamenti, anche a ri-trovare l'altro, finché alla fine, indovinate un po', non arriverà l'amore con la A maiuscola.
Il buon Nigel Cole, dopo due pellicole divertenti e piene di spunti originali ( beh, che dire, se non lo avete ancora fatto vedetevi sia "L'erba di Grace" che "Calendar Girls" ) centrate su personaggi femminili maturi, si è fatto sedurre dalle sirene hollywoodiane per dirigere una commedia romantica piena di usi ed abusi narrativi, vai a capire il perché.
E nonostante le dichiarazioni d'intenti ("il film si interroga su cosa succede quando un incontro casuale non porta le persone a cogliere l'occasione", "mi piace che si parli di persone vere che si possono riconoscere in un tipo d'amore realistico che è cieco, imprevedibile e fuori controllo"), quella che vediamo sullo schermo è una storia di formazione sentimental-esistenziale su doppio binario, in cui, senza nemmeno troppe scosse comiche, il nostro Lui/Oliver insegue il suo personale American Dream vendendo pannolini on line e la nostra Lei/Emily insegue il suo più artistico "carpe diem", mentre tutti e due si inseguono fra New York, San Francisco e Los Angeles.
Pop-rock ad alto volume (ma almeno alternativo, dai Cure a Ray LaMontagne) completa il tutto mentre ci troviamo a tu per tu con l'eleganza formale del regista, la pacatezza di toni del suo "english touch" , la faccia da bravo ragazzo di Ashton Kutcher (sugli schermi in questi giorni anche come pretendente caucasico di una ragazza black in "Indovina chi?") e gli occhioni blu di Amanda Peet che a volte bastano da soli a riempire l'inquadratura.
Insomma un "niente male" che fa presto a trasformarsi in un "niente bene".
Anche se per Oliver ed Emily, con il sigillo del tormentone "Non rovinare tutto", poi arriva l'happy-end e tutto è bene quel che finisce bene.
La frase: Ho voluto farlo perché non voglio invecchiare e chiedermi "E se…?"
Max Morini
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