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All Human Rights for All - Sguardi del cinema italiano sui diritti umani
Ideato e coordinato da Roberto Torelli, "All human rights for all" coinvolge un migliaio di professionisti del cinema nostrano a titolo gratuito, per un’opera perciò epocale, d’alto profilo civico, no-profit realizzata con il contributo di numerosi enti pubblici in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (il documento più tradotto – in oltre 360 lingue – e che ha ispirato molte costituzioni di nuovi stati).
30 cortometraggi - sugli altrettanti articoli proclamati dall’assemblea generale dell’ONU - che si concentrano sul nostro paese, per una denuncia collettiva su questioni come perdita del lavoro, rischio povertà, mancati finanziamenti per la ricerca scientifica, carente libertà d’informazione (l’Italia si piazza solo al 44° posto nella graduatoria mondiale), aumento degli stupri (avvengono prevalentemente in famiglia e coinvolgono ogni anno 500 mila donne, il 90% delle quali non sporge denuncia), la clamorosa sospensione del Diritto durante il G8 del 2001 a Genova (l’irruzione nella scuola Diaz e le torture nella caserma di Bolzaneto), l’ipocrisia della lotta alla droga nel caso di Aldo Bianzino, padre di famiglia morto con segni di percosse dopo l’arresto per detenzione di piante di marijuana ad uso personale nel suo casale, quando da un test del programma televisivo "Le Iene" risulta che il 24% dei parlamentari fa uso di spinelli e l’8% di cocaina. Buona parte dell’attenzione è però giustamente dedicata ai migranti: le almeno 10 mila persone sparite in mare durante i cosiddetti "viaggi della speranza", la schiavitù da prostituzione e lavoro nero, l’emblematico processo ad un migrante (con interprete approssimativo, un inutile avvocato d’ufficio e un giudice sbrigativo), la grottesca, fantasiosa candidatura al Nobel per la pace dell’attuale Presidente del Consiglio per aver concesso immediata cittadinanza e risarcimenti ai lavoratori stranieri per le sopraffazioni subìte (uno degli episodi più efficaci, a firma Daniele Luchetti), infine l’esperienza di Pontedàttilo, paesino calabrese in abbandono ora ripopolato da altre etnìe.
La frase:
- "è 2 anni che sta in cassa integrazione"
- "almeno a lui la pausa non gliela tocca nessuno"
Federico Raponi
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