Alexandra's Project
È sempre una sfida per un regista cercare di raccontare in modo originale (e senza assomigliare a Woody Allen) le politiche e i meccanismi che regolano il matrimonio e la vita di coppia in genere. Rolf de Heer, cineasta australiano alquanto versatile (basti ricordare i diversissimi, ma pur sempre suoi, Bad boy Bubby, La stanza di Cloe e Il vecchio che leggeva romanzi d'amore) affronta il tema nel suo ultimo film, Alexandra's Project, un lavoro a metà tra cinema e teatro, in cui assume la triplice veste di regista, produttore e montatore.
I due protagonisti, Steve (Gary Sweet) e Alexandra (Helen Buday), sono sposati da tempo, hanno 2 figli di 10 e 13 anni, vivono in una casa dignitosa nella silenziosa periferia della città. Lui ha anche un buon lavoro (dato che gli consente di mantenere da solo tutta la famiglia), oggi è il suo compleanno ed è arrivata anche la tanto attesa promozione. Steve pensa che sia proprio il caso di festeggiare. Peccato che Alexandra ha deciso di fargli un regalo, molto, molto particolare. Casa chiusa, luce assente, telefono staccato. Solo una video cassetta su cui c'è scritto "Play me". Da qual momento ha inizio l'incubo, lo scontro con una realtà mai percepita, la scoperta di un vissuto mai e poi mai immaginato.
De Heer racconta attraverso il video e il lungo monologo della donna, un folle e tardivo atto di ribellione e ci costringe a guardare per più di un'ora nuove immagini nelle immagini, un altro film nel film, in un gioco continuo di rimandi tra realtà e finzione, tra presente e passato. La sensazione ultima che ne viene è quella di un'angoscia profonda, favorita anche da una location fortemente claustrofobica (immaginate un appartamento buio, con le pareti verde scuro, porte e finestre bloccate e sistemi di sicurezza ovunque). La fissità delle immagini fa sì che l'attenzione si concentri totalmente sull'ansia di Steve, un'ansia che cresce minuto dopo minuto, mentre l'uomo capisce che nella sua vita è accaduto qualcosa di irreversibile e che ormai è inutile continuare a premere il tasto rewind. La videocassetta lo aiuterà a capire quanto di orrendo può nascondersi dietro la vita borghese di una famiglia apparentemente felice come le altre.
A noi lascerà l'amaro in bocca e un profondo senso di squallore.

Francesca Onorati

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