Agnese ed i suoi fratelli
Agnes funge da collante tra due fratelli che hanno poco o nulla in comune. Tutti e due si sfogano con Agnes che peraltro li capisce perfettamente nonostante la loro incomunicabilità reciproca.
Hans-Jorg è un represso cronico a cui la mancanza di una vita sentimentale ha provocato una repressione sessuale che l'ha ridotto ad un guardone e costretto alla terapia. Werner, invece, è un politico di successo con quella che apparentemente potrebbe essere la "vita perfetta" (bella moglie, figli e agiatezza), peccato che dietro la patina sociale si celi una profonda crisi in cui moglie e figli, oltre a non aver stima di lui, lo considerino un facile bersaglio per i loro "tiri". In mezzo a queste due entità c'è Agnes appunto, l'ago della bilancia, il mediatore, il loro fratello che ha deciso di diventare donna alla ricerca anche lei di una felicità impossibile, lasciandosi alle spalle un matrimonio, un figlio ed ora anche un amante.

Oskar Roehler ci propone questa storia di personaggi intessuti si nella trama sociale, ma tutti decisamente estremi ed anche un po' stereotipati. Soltanto il dipanarsi finale della vicenda li assolve da canoni di banalità. Le storie permeate da una forte tragicità, vengono stemperate di momenti paradossalmente umoristici alleggerendo quella che di fatto è una dissertazione sulla ricerca dell'amore nei modi più assurdi ed estremi. Tre angolazioni diverse per dire che tutti vorrebbero la stessa cosa e che forse tutti hanno un modo per raggiungerla seppur attraverso qualche compromesso. L'intento dichiarato di Roehler era quello di proporre dei personaggi che fossero lo spaccato reale della Germania di oggi e sicuramente ci è riuscito, ma avuto soprattutto successo in una cosa: creare una pellicola che non fosse afflitta dai toni fotografici tipici della produzione tedesca (alla "Derrick") con colori smorti ed ambienti che sembrano usciti direttamente dall'ex blocco sovietico.

Curiosità: il finale di Agnes sembra estratto direttamente da Il gladiatore.

Valerio Salvi

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