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Abduction - Riprenditi la tua vita











Inizialmente, sembra di assistere ad un classico teen-movie scolastico di derivazione anni Ottanta, con il Taylor Lautner della saga vampiresca "Twilight" impegnato nello studio e nel rapporto di amicizia con la vicina di casa Karen, nei cui panni troviamo la Lily Collins vista in "The blind side" (2009).
La stessa Karen insieme a cui si trova costretto ad intraprendere un’interminabile fuga da killer professionisti dopo essersi imbattuto nella sua immagine da bambino su un sito web riguardante persone scomparse, capendo che i suoi veri genitori non sono quelli che lo hanno cresciuto e che la vita vissuta fino a quel momento non è altro che una grossa menzogna, accuratamente fabbricata per nascondere qualcosa di tanto oscuro quanto pericoloso.
Quindi, man mano che entrano in scena misteriose figure incarnate da veterani del calibro di Sigourney Weaver e Alfred Molina, quello che vorrebbe essere il "Bourne identity" (2002) per giovani spettatori si costruisce su un intrigo volto a portare progressivamente alla luce tutti i dettagli relativi a ciò che veramente è accaduto al protagonista fin da quando era in fasce.
Però, già nel corso dei primi minuti di visione, non è difficile intuire che la spy-story interpretata da Matt Damon fosse tutta un’altra cosa, in quanto, tra cadaveri sparsi e scontri corpo a corpo discretamente girati, nessuno dei momenti qui presenti riesce a risultare particolarmente memorabile.
Colpa forse della sceneggiatura dell’esordiente Shawn Christensen, che, oltre a sfoggiare buchi di script e dialoghi che avrebbero meritato maggiore attenzione, conferisce al discontinuo insieme un ritmo narrativo generalmente tendente alla fiacchezza?
O forse colpa dell’incredibilmente inespressivo Lautner, il quale, se continua su questa strada, rischia di aggiudicarsi il titolo di degno erede di Steven Seagal?
Con ogni probabilità, di questi e di altri aspetti, ma la cosa che lascia seriamente perplessi, al di là dello spreco di nomi noti di cui sopra, è leggere che si trovi John Singleton – autore di apprezzabili prodotti quali "2 fast 2 furious" (2003) e "Four brothers" (2005) – al timone di regia di quello che, in fin dei conti, non si distacca affatto dall’infinità di (brutti) action-movie straight to video che affollano le videoteche.

La frase:
- "Non ti fidi di me"
- "Hai ucciso i miei genitori"
- "Non erano quelli veri".

a cura di Francesco Lomuscio

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