Hannibal Lecter - Le origini del male
Figlio di nobili lituani uccisi dai nazisti, il piccolo Hannibal perde anche la sorellina - divorata da una banda di collaborazionisti - e il suo cuore. Cresciuto insofferente alla disciplina dell'orfanotrofio, fugge presso una parente giapponese acquisita. Qui prende ispirazione da disegni di teste di nemici esposte dai samurai ed impara ad usare la spada. Il battesimo di sangue, per riparare ad un'offesa, fa fuoriuscire tutta la violenza subìta. Imparando l'autocontrollo, il ragazzo comincia a stuzzicare dialetticamente l'investigatore e completa la preparazione con gli studi di medicina, mentre riempie le pareti della camera da letto di carboncini raffiguranti decapitati e teschi. Con il sedativo affronta gli incubi ed è pronto per l'occhio per occhio, una promessa che non vuole infrangere. Sorriso sadico, fischietta mentre uccide per cucinare funghi e guance umane.

Della saga dello psichiatra antropofago creato da Thomas Harris siamo al quinto volume, tutti adattati per il grande schermo (il più noto è "il Silenzio degli innocenti", per il film 5 Oscar, per il libro traduzione in 22 lingue). Durante il tour promozionale per "Red Dragon", la gente rivolgeva a Dino De Laurentiis sempre la stessa domanda: "perché Lecter diventa un mostro?". Il produttore propose allora l'idea del prequel ad Harris che, esitante all'inizio, oltre al romanzo ha voluto poi scrivere anche la sua prima sceneggiatura. Alla regia, Peter Webber ("la Ragazza con l'orecchino di perla") ha lavorato a stretto contatto con l'autore ("Harris - dice - si è occupato di letteratura criminale e ognuno dei delitti del film si basa su casi veri, al cui esame ha partecipato direttamente") e, a differenza delle precedenti pellicole, rende protagonista l'assassino seguendone la prospettiva. Chiama perciò alla corresponsabilità la società (il cannibalismo sul fronte orientale, la ghigliottina per i collusi con l'occupazione, i balordi riciclati nella polizia), ma appiattisce la psicologia su una caccia cadenzata e risolta in una questione di tecnica omicida efferata.

La frase: "La memoria è come un coltello, ti potrebbe ferire".

Federico Raponi

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