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Wolf Creek 2 - La preda sei tu











Se "Wolf creek" (2005), lungometraggio d’esordio di Greg McLean che, a quanto pare ispirato alle sanguinarie gesta di temibili personaggi come l'assassino dei sacco a pelisti Ivan Milat, l'omicida di Peter Falconio Bradley Murdoch e i serial killer di Snowtown, raccontava di due ventenni inglesi che finivano insieme a un amico australiano nelle grinfie del tanto misterioso quanto violento Mick Taylor, poteva essere tranquillamente considerato il "Non aprite quella porta" (1974) del paese di Hugh Jackman, questo secondo capitolo – a firma dello stesso regista – sembra quasi riallacciarsi, in parte, alla terza puntata della saga della motosega texana iniziata da Tobe Hooper.
Del resto, mentre in "Leatherface - Non aprite quella porta 3" (1990) di Jeff Burr avevamo Kate Hodge che, vistasi aggredire il fratello da Faccia di pelle, veniva aiutata da un armatissimo Ken Foree nell’affrontare la famiglia di cannibali, qui, dopo un prologo con due poliziotti impegnati a multare per eccesso di velocità lo psicopatico incarnato da John Jarratt, troviamo un giovane inglese dotato di jeep e intento a salvare una turista tedesca alla quale l’incrocio tra Mr Crocodile Dundee ed i serial killer di cui sopra ha ucciso il fidanzato.
Ma l’elemento interessante risiede nel fatto che, rispetto al capostipite, costruito su una lunga attesa pre-massacro tramite un realistico stile non distante da quello dei documentari, questo numero due, che apre sulle note di "Born to be wild" degli Steppenwolf e arriva a coinvolgere anche una coppia di anziani, si concentra maggiormente sul movimento e sulla spettacolarità, senza rinunciare neppure a copiosi spargimenti di emoglobina già a partire dalle prime immagini.
Infatti, tra decapitazioni e bassa macelleria, prima di giungere a un sadico quiz conclusivo non mancano automezzi distrutti e lunghi inseguimenti su quattro ruote, nel corso dei quali abbiamo anche un branco di saltellanti canguri schiacciati dal camion di Taylor mentre "The lion sleeps tonight" dei Tokens fa da commento musicale.
E sono proprio queste azzeccate punte di tono grottesco che, destinate opportunamente a strappare risate tra un raccapriccio e l’altro, contribuiscono in maniera fondamentale a rendere il secondo "Wolf creek", pur senza eccellere, tanto sanguinosamente divertente quanto più riuscito del suo predecessore.

La frase:
"Non bisogna mai fermarsi per nulla al mondo".

a cura di Francesco Lomuscio

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