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Widows: Eredità criminaleLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio08 novembre 2018Voto: 5.5
Cosa hanno in comune la vincitrice del premio Oscar Viola Davis, la Michelle Rodriguez che siamo stati abituati a vedere coinvolta nelle frenetiche imprese su quattro ruote del franchise “Fast & furious”, la Elizabeth Debicki di “Guardiani della Galassia vol. 2” e la Cynthia Erivo di “7 sconosciuti a El Royale”?
Sotto la regia del londinese Steve McQueen, che l’ambita statuetta se la è conquistata grazie al riconoscimento per il miglior film ottenuto dal suo “12 anni schiavo”, null’altro che il fatto che i loro mariti – tra cui il grandissimo Liam Neeson – sono stati uccisi durante un colpo andato male e il cui bottino era destinato a individui particolarmente violenti e del tutto privi di scrupoli. Quattro donne che, in un inizio terzo millennio in cui non si sente parlare altro che di girl power e di movimento femminista Me Too, finiscono, quindi, per trovarsi unite e determinate a portare a compimento ciò che è rimasto in sospeso in una Chicago in preda ad agitazione e tumulti; man mano che fanno la loro entrata in scena un Colin Farrell uomo di potere e figlio al veterano Robert Duvall e un gangster nero candidatosi in politica, incarnato da Brian Tyree Henry. Uno stuolo di apprezzabili volti che, insieme all’ex bambino prodigio della Settima arte Lukas Hass e al Punisher del piccolo schermo Jon Bernthal, costituisce il ricco cast di quasi due ore e dieci di visione in cui, inoltre, il Daniel Kaluuya di “Scappa – Get out” veste i panni dell’altamente spietato fratello e scagnozzo del citato Henry. Una figura le cui brutali imprese testimoniano più di ogni altro elemento la crudezza mai nascosta da colui che si trova dietro la macchina da presa, il quale non mancò di rappresentarla neppure nel dramma carcerario d’esordio “Hunger” e nel raccontare la dipendenza da sesso del Michael Fassbender di “Shame”. Colui che, anche sceneggiatore dell’insieme al fianco della Gillian Flynn cui si deve lo script de “L’amore bugiardo – Gone girl” di David Fincher, prende in questo caso spunto da una mini serie televisiva risalente agli anni Ottanta per rivisitare alla sua maniera, in un certo senso, il sottogenere dell’heist movie, portato particolarmente al successo da “Ocean’s eleven – Fate il vostro gioco” di Steven Soderbergh. Alla sua maniera perché, dopo un promettente avvio con fuga ripresa dall’interno di un furgone dal portellone aperto, non tende a concentrarsi sulla messa in scena dell’azione come avviene, di solito, nell’ambito di questa tipologia di operazioni, bensì costruisce l’evoluzione della vicenda sui diversi personaggi coinvolti e sui rapporti che intercorrono tra loro. E ricordando, a tratti, “Come un tuono” di Derek Cianfrance, lo fa guardando probabilmente al meno incalzante cinema di Michael Mann, ma senza riuscire a replicarne il fascino dei notturni metropolitani ed eccedendo in lentezza di narrazione... tanto che il tutto appare tirato un po’ troppo per le lunghe e perfino il colpo di scena giocato nella seconda metà di “Widows: Eredità criminale” risulta piuttosto prevedibile. La frase dal film:
“I nostri mariti hanno rubato i soldi di Jamal Manning” I FILM OGGI IN PROGRAMMAZIONE: In evidenza - Dal mondo del Cinema e della Televisione. |
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