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La fontana dell'amore
Partiamo dal titolo. Quello originale è "When in Rome", quello italiano è "La fontana dell’amore". Non sarebbe mai stato possibile mettere assieme nella stessa frase, nel mercato italiano, la fontana dell’amore con Roma. E questo perché un monumento con questo nome, o anche soprannome, non esiste. Ce ne sono di meglio nella nostra capitale, ma alla combriccola di autori di questo film non interessava, l’importante era cavalcare quella suggestione romantica che, per nostra fortuna, ancora evoca oltreoceano la nostra Roma. Nella scarsità delle idee di Hollywood e dintorni, si sarà deciso di partire semplicemente da un luogo per scrivere il resto. Azzardiamo questa ipotesi perché almeno così capiremmo il senso della realizzazione di un film a dir poco agghiacciante. Ma facciamo un passo indietro e diamo un accenno della trama.
Una ragazza in carriera, curatrice di gallerie d’arte, parte per l’Italia per assistere al matrimonio della sorella. Lì conosce l’uomo dei suoi sogni, ma quando sembra che stia andando tutto bene, spunta fuori il malinteso. Lei ritorna a New York senza volerne sapere di lui. Peccato che poco prima di ripartire lei prenda, per ripicca verso l’avverso destino, delle monetine dall’interno della famosa fontana dell’amore. I cinque uomini che le avevano lanciate, si sentiranno magicamente attratti da lei (vale l’equazione: possiedi il mio mezzo euro quindi possiedi il mio cuore) e la raggiungono dall’altra parte dell’oceano. Divincolarsi tra questi spasimanti mentre il lavoro incombe e tornare a frequentare quel ragazzo conosciuto in Italia (strano, anche lui di New York), sarà un’avventura niente affatto semplice.
Date le premesse, è inutile che vi aspettiate un ritratto credibile e non irritante della nostra società. I luoghi comuni, così come le inesattezze, sono una dietro l’altra e questo nonostante il film sia ambientato solo marginalmente in Italia. Ma non è tanto questo il problema. "La fontana dell’amore" infatti, è superficiale sotto tutti i punti di vista. La demenzialità a cui ricorre per dare un po’ di ritmo al racconto non strappa mai neanche mezzo sorriso, così come la storia d’amore è tanto banale quanto poco credibile (si dicono convinti "ti amo" dopo che si sono visti quattro volte). Tutto appare scritto e girato di fretta, quasi che il pubblico sia pronto a sorbirsi qualsiasi cosa visto che il taglio è quello della "commedia romantica". Kristen Bell e Josh Duhamell poco e nulla fanno per conquistarsi la simpatia del pubblico, ma non è colpa loro: con ruoli del genere non c’è nulla da fare. Per il regista Mark Steven Johnson "La fontana dell’amore" è invece una conferma. Dopo essere stato dietro la macchina da presa dei pessimi "Daredevil" e "Ghost Rider", non poteva che raggiungere un risultato del genere. Si salva solo il finale ballato con cui si sottolinea come il tutto non sia da prendere troppo sul serio. Peccato però che normalmente si paghino dei soldi, che sia cinema o dvd, per vedere una cosa del genere.
La frase: "Oh... finalmente libero da tentazioni, grazie!".
Andrea D'Addio
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