Viva Zapatero!
Premettiamo: questo non è un film che si può recensire seguendo i soliti canoni. "Viva Zapatero" è un film politico che ci riguarda da vicino, in cui l'opinione di chi scrive può valere poco (o nulla) di più rispetto a chiunque altro, solo perché è un giornalista (o almeno così gli piace pensare) e il tema centrale è la liberta di stampa.
Sabina Guzzanti parte dalla storia del suo programma "Raiot" per farci un quadro di quella che è la situazione italiana dei mass-media oggigiorno.
Meno di due anni fa, dopo una sola puntata andata in onda su Raitre con ottimi risultati in termini di share, "Raiot" chiuse i battenti. Almeno sulla tv pubblica, visto che la seconda puntata riuscì comunque ad essere fatta all'Auditorium di Roma e mandata via etere grazie alla coesione di un consistente numero di reti locali sparpagliate in tutto il Belpaese. Fu un successo anche quello.
Il programma era di satira, il protagonista: Silvio Berlusconi.
Ci furono polemiche, querele, richieste di risarcimento miliardarie (poi rigettate dalla magistratura): tutto fu fatto per screditare la trasmissione e ridurla ad un progetto di cenere.
La Guzzanti lega la propria vicenda a quella analoga di Biagi, Santoro, Fo, Tagliafico, Luzzatti, De Bortoli (che comunque non è direttore del Corsera da due anni, e a cui sono succeduti già due direttori) e tanti altri. Per corroborare l'idea che in Italia manchi una vera e propria libertà di stampa la Guzzanti chiama in causa politici, comici, giornalisti italiani ed esteri, la gente comune, e gli stessi manipolatori dell'informazione ritratti sempre in maniera ridicola, con stralci delle loro interviste. Sono argomenti di cui si sente spesso parlare (avete mai visto Citizen Berlusconi ?), che diamo tutti per ovvi, eppure alla fine rimangono sempre fermi.
La Guzzanti cade purtroppo spesso nell'errore dei luoghi comuni. E' inutile proporre uno sketch francese che mette sullo stesso piano Berlusconi&Co. ai fascisti, altrettanto opinabile continuare a riferirsi ad Alleanza Nazionale come un partito di ex-fascisti, sbagliato pensare che la tv pubblica in quanto tale debba fare programmi di satira: per quella ci dovrebbero essere le televisioni commerciali, e il vero punto è che non ce ne sono a parte Mediaset. Questo è il grande problema. Le televisioni estere che fanno satira sono private e non pubbliche e questo non viene detto.
Nonostante tutto non si può chiudere gli occhi davanti all'evidenza: in Italia chi sale al potere preferisce non avere gente che gli rema contro. Soprattutto in televisione.
E così, seppur il film riproponga celebri imitazioni e scenette comiche, l'effetto è quello d'intristire. Si soffre vedendo come viene regolata l'informazione, fa male ricordarsi di quanto delirio di onnipotenza ci sia in giro. Tanto male che non è vietato sentire un groppo allo stomaco.
Alla fine della proiezione della sala qui a Venezia dove "Viva Zapatero" è stato presentato a sorpresa (ne vedremo le conseguenze nei prossimi giorni) gli applausi sono durati 15 minuti, con tanto di ovazione. Speriamo che non sia solo un fuoco di paglia, ma che tutti quei giornalisti che si augurano un ritorno alla normalità prendano coscienza della propria forza e identità.
Alle conferenze stampa dei film del festival a cui noi di Filmup abbiamo assistito, più volte si sono visti grandi giornalisti proteggere film oggettivamente brutti e registi presuntuosi che si rifiutavano perfino di rispondere alle domande scomode. Era ed è un contesto diverso, ma se c'è da combattere l'arroganza di chi pensa che una volta salito sul "trono" si possa non rendere conto a nessuno, bisognerebbe cominciare a farlo dalle piccole cose.
Trovando il tutto un poco grottesco, all'ovazione noi di Filmup non abbiamo partecipato. Avere capito il senso del film significa fare, non semplicemente applaudire.

La frase: "La satira non può far pensare"

Andrea D'Addio

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