Vite nascoste
Opera prima del regista Simon Shore, nonché premio del pubblico al Festival di Edimburgo, "Vite nascoste" ("Get real"), narra la difficile adolescenza di un ragazzo omosessuale (Steven Carter interpretato da Ben Silverstone) costretto a vivere le sue emozioni di nascosto, in un mondo che non accetta la diversità.
Steven, studente collegiale, deve accontentarsi di rapporti occasionali con gente conosciuta in bagni pubblici, finché un giorno si innamora dell'idolo di tutte le ragazze del college e allora...
Raccontato così, il film potrebbe sembrare uno shock al "comune senso del pudore", invece si riduce ad essere un incrocio tra "Il tempo delle mele" e "Fucking Amal".
Ben vengano film che lottano i pregiudizi di una società che nel ventunesimo secolo sembra aver custodito, purtroppo, retaggi di un'epoca medioevale. Ben vengano riconoscimenti di una diversità che, fortunatamente, si impone o lotta per imporsi (e qui dico di tutti i tipi di diversità). Ma se si parla di cinema tutto questo deve essere collegato ad una struttura che in qualche modo colpisca, non dico al cuore, ma almeno agli occhi (che forse è la stessa cosa).
Qui mi sembra che il film sia pieno di tutti gli argomenti del genere: l'emarginazione, la sensibilità più forte delle persone che sono "chiuse fuori", la citazione shakespeariana, qualche elemento "scandaloso" ecc. Purtroppo il tutto è trattato in maniera fin troppo didascalica.
Ci sono stati dei film che hanno trattato l'argomento dell'omosessualità in maniera molto più leggera scavando, però, più profondamente. Io lo so che è ingiusto fare paragoni (nessuno li merita), ma almeno nel campo della commedia ci sono stati film che non molti ricordano (mi viene in mente "La patata bollente", bel film che forse non è ricordato solo perché è una commedia all'italiana degli anni settanta), che hanno colpito nel segno più di quanto non faccia "Vite nascoste". Immagino di rischiare di essere considerato politically uncorrected, ma qui si sta parlando di cinema!
Sandro Penna, grandissimo poeta che ha vissuto sulla sua pelle questo tipo di emarginazione scrisse in una delle sue più belle poesie: "La vita... è ricordarsi di un risveglio triste in un treno all'alba: aver veduto fuori la luce incerta: aver sentito nel corpo rotto la malinconia vergine e aspra dell'aria pungente. Ma ricordare la liberazione improvvisa è più dolce: a me vicino un marinaio giovane: l'azzurro e il bianco della sua divisa, e fuori un mare tutto fresco di colore.". In poche righe, la descrizione di quanto Simon Shore non è riuscito a fare in un ora e mezzo: la descrizione di un amore urlato.

Renato Massaccesi

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