Viola di mare
Riuscito a metà, "Viola di mare" è il secondo lungometraggio della regista Donatella Maiorca che torna dietro la cinepresa (Viol@ - 1998) adattando per il grande schermo il romanzo "Una minchia di re" di Giacomo Pilati.

Siamo nella seconda metà dell'800, su un’isola vicino la Sicilia. Tra Angela e Sara, due bambine cresciute insieme, scoppia l’amore. Le due, diventate adulte, tentano di portare avanti la loro relazione segretamente, ma ben presto vengono scoperte. Farsi accettare all’interno della comunità isolana sembra impossibile, finché un giorno alla madre di Angela non viene in mente che forse un modo c’è.
Basterà, infatti, convincere tutti che si sia sbagliata, e che Angela in realtà sia Angelo...

Ambizioso, e certamente, non banale affresco in cui convivono, a volte con toni struggenti, allo stesso tempo amore e bellezza. Il film della Maiorca ha del bucolico, si dipana tra intrecci a volte un poco improbabili, ma la storia delle due ragazze innamorate che lottano per essere una "coppia di fatto" avvince. E questo malgrado la sceneggiatura sfilacciata della seconda metà del film, e malgrado anche la regia, non sempre capace di dare il giusto spazio narrativo ai vari avvenimenti.

Convincente invece il cast, con le due protagoniste Isabella Ragonese e Valeria Solarino molto efficaci quanto incredibilmente belle. Nel cast anche Ennio Fantastichini (bellissima l’evoluzione del suo personaggio) e Maria Grazia Cucinotta (qui in veste anche di produttrice).

Un film discreto, comunque, che si lascia vedere malgrado i difetti formali già espressi. E accompagnato dalle belle musiche di Gianna Nannini: troppo rock per il 1800!

La frase: "Io questi vestiti me li tengo addosso tutta la vita, se rimaniamo insieme!".

Diego Altobelli

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