Vendredi Soir - Venerdì Sera
Forse non tutti sanno che a noi "giornalisti", in sede di proiezione, viene dato un libercolo con tutta una serie di dati sul film: regista, produttore, attori, biografie, notizie su come è stati realizzato e... sinossi, ovvero un breve riassunto. Bene, ho letto la sinossi di questo film e mi sono detto: diamine la regista non vuole anticiparci nulla, questi saranno si e no dieci minuti di film. Errore!, erano quaranta! Nei primi cinque minuti, giuro, non succede nulla, è un vero miracolo che non abbia perso i sensi. Momenti dilatati fino all'inverosimile, azioni quotidiane seguite passo passo in un silenzio irreale. La regista ci regala una pellicola fatta di emozioni, o almeno lo crede, inseguendo il particolare per portarci verso il generale.

Laure (Valerie Lemercer / "Sabrina") sta lasciando la sua vecchia casa per trasferirsi dal fidanzato. Un ultimo sguardo alla vita che si lascia alle spalle, prima di andare a cena da amici ed intraprendere un nuovo cammino. Chiude i pacchi, stacca la luce, spranga la porta e via… Alla macchina si accorge di essere imbottigliata nel traffico di Parigi con i mezzi pubblici in sciopero. E' inverno, fa freddo, piove il caos è all'apice e sulla strada.. un uomo, Jean (Vincent Lindon / "Vite Strozzate"), che cammina tra le macchine. Basta un attimo e scocca la scintilla.

La storia ricalca molto quella di "Una Relazione Privata", due persone sconosciute che si lasciano trasportare da un vortice di passione, se allora l'acquisto di una certa familiarità portò al crollo della storia, qui è già tutto deciso, si tratta di un'evasione di una notte che avrà termine il giorno dopo, tanto che i due continuano a darsi del lei. Nonostante lo squallore dei luoghi e dell'ambiente che li circonda, la storia di Laure e Jean è tutt'altro, è pervasa da una gioia ed una complicità profonda come se si conoscessero da sempre.
Le scelte della regista Claire Denis sono chiare, anche se non condivisibili,in tutta la pellicola verranno pronunciate al massimo quattrocento parole, peraltro inutili. Tutto si gioca sulle inquadrature dei corpi, o meglio di parti di questi, degli sguardi e dei movimenti, si percepisce l'animo dei protagonisti attraverso le loro azioni. Un bell'esperimento, sicuramente interessante, ma decisamente mortale per lo spettatore.
Il cinema è fondamentalmente intrattenimento è una scelta come questa si può praticare all'interno di un cortometraggio, forse, oppure si deve mettere in atto in maniera più coinvolgente. Un consiglio per la regista: la visione dei primi cinque minuti di "Magdalene" può essere sicuramente d'aiuto: Peter Mullan mette in scena un'incredibile e coinvolgente dramma, senza dire una parola.

PS - E' vero che ci danno il "press-book", ma chicche, frasi e curiosità varie sopra non ci sono, altrimenti le scriverebbero tutti...

Indicazioni:
riservato ad un pubblico di critici, pazienti.

Valerio Salvi

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