Chi lo sa?
Si mescolano con naturale semplicità le vite di tutti i personaggi della storia raccontata da Jacques Rivette, compiendo un curioso girotondo, rincorrendosi l'un l'altro, sempre più confusi e persi tra l'interpretazione dei personaggi teatrali che rappresentano in scena e quello che sono nella vita. Divertissement d'autore, con tanta ironia e auto-ironia, personale e cinematografica.

L'approdo alla storia è indubbiamente non banale soprattutto per quel suo modo di dividersi con straordinario equilibrio tra la pièce "Come tu mi vuoi" di Pirandello, rappresentata in un teatro parigino dall'attore e regista Ugo e dalla sua compagna Camille, e la loro vita fuori dal palco, in "platea".
La serie di repliche previste nella capitale francese impone una sorta di pausa per la coppia. Per Camille l'occasione di tornare dopo tre anni nella città lasciata a causa della separazione sentimentale da Pierre, l'uomo con cui viveva; e per Ugo l'opportunità di verificare l'esistenza di un manoscritto inedito di Goldoni del quale vorrebbe essere lo scopritore. Camille riallaccia rapporti con l'uomo del suo passato e scopre un amore davvero concluso, mentre Ugo conosce la giovane Dominique e la sua curiosa e inquietante famiglia e se ne sente involontariamente attratto. Originale vortice di silenzi, ansie e incertezze che condurrà ogni protagonista a curiosare nell'intimità altrui per tornare a scoprire la propria in un gustoso pastiche sentimentale.

Rivette non ha certamente abbandonato la libertà registica e creativa tipica dei suoi anni giovanili. Allora come oggi racconta situazioni drammatiche isolandole e, allo stesso tempo, lasciandole girare in cerchio in una infinita interrelazione con le storie degli altri personaggi, che uno dopo l'altro salgono in scena e si impossessano del proprio spazio. Un pò come ne "L'amore in pezzi", anche qui Rivette si diverte ad attorcigliare l'affabulazione teatrale ai casi personali dei protagonisti e, con straordinaria leggerezza, a trasformare il dolore in un sorriso sincero e animato.
Castellitto liberato dagli imperiosi e inibitori ritmi televisivi e cinematografici nostrani, ritrova tutta la sua agilità artistica e regala al suo Ugo l'insensatezza e l'ironica buffoneria del saltimbanco, mantenendo in perfetto equilibrio la naturalità e verità del personaggio.

Valeria Chiari

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