Uomini & Donne, Amori & Bugie
Una famiglia degli anni sessanta. Figli, cani, nonni e genitori. Attraverso gli occhi di una bambina e la sua adulta voce narrante, si raccontano le vicissitudini di un nucleo che si compatta e si sfascia tra il boom economico e la rivoluzione sessuale del '68.
Protagonista Anna, la mamma (Ornella Muti) che riempie la sua vita della sola famiglia, con cinque figli e senza il riconoscimento di un marito distratto ed in carriera. Tra il primo tempo, nel quale il capofamiglia Giovanni (Paolo Giommarelli) giustifica la propria latitanza con le due pagnotte, che, la numerosa prole lo costringe a portare a casa, ed il secondo, nel quale fanno la loro comparsa i primi simboli del progresso (la macchina di lusso, il giradischi che carica fino a dieci ellepi ecc.), c'è un salto di sei anni. I bambini sono ormai grandi; la voce narrante è più consapevole dell'insoddisfazione della madre, delle costanti sparizioni del genitore, della sua sessualità e delle attenzioni, tutt'altro che innocenti, di un collega del padre, chiuse in un goffo tentativo di stupro represso da un provvidenziale squillo. Anna trova una via d'uscita nella preghiera e nella ricerca di Dio, prima di allontanare il marito che da anni ha una famiglia tirata su in parallelo, con due figli ed un'amante più inserita nel suo ambiente di antiquario, e più all'altezza dei suoi giri ed affari.
Eleonora Giorni, regista e sceneggiatrice del film, porta sul grande schermo la storia che teneva da anni nel cassetto. Con l'aiuto di Massimo Ciavarro e dell'articolo otto, riesce con poco ad uscire nelle sale con trenta copie, raggiungendo un risultato più che convincente, onesto. Il suo cinema italiano, fatto anche qui di due camere e cucina, pesca nel passato e ci illustra il presente senza grossi interrogativi esistenziali, ma con semplicità e partendo da oggetti e simboli facilmente rintracciabili nelle nostre cantine, come nelle memorie dei nostri genitori e nonni ancora in vita.
La scelta della Muti è più felice di quella del marito, troppo aspro, tratteggiato a colpi d'ascia e poco a fuoco. Verosimilmente duro e distaccato nel rapporto con i figli come molti padri d'allora, ma poco sostenuto da un atteggiamento ed una figura che risultano troppo moderni. Non è il Gasman di Scola; il suo personaggio risulta più fastidiosamente autoritario che realisticamente autorevole, contravvenendo alla volontà della regista di ridare dignità alla figura paterna e maschile, che da questo film esce assai acciaccata.
Dopo la scelta pionieristica di Anna di non accettare la doppia vita del marito per tenere unita la famiglia, molte saranno le occasioni di ribellione per le donne che, da quegli anni, cominciano col rivendicare rispetto per il ruolo che ricoprono per poi esigere la possibilità di non recitarlo più.
Nel complesso, i ricordi della Giorni ci disegnano, con la loro semplicità, una famiglia del passato più attuale e credibile di quella stereotipata nell'ultimo sceneggiato di Muccino.
Ad accompagnare personaggi e sentimenti, le musiche di Andrea De Carlo. L'autore di Treno di Panna e Due di Due, accoglie la richiesta della regista confermando la sua capacità di passare dalla penna al plettro per tornare, prossimamente, alla regia.
Andrea Monti
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