Un uomo qualunque
“Un Uomo Qualunque” (“He Was a Quiet Man”, il titolo originale molto più significativo) è uno di quei film così ricchi di simboli e messaggi che districarsene per elaborarne una sintesi è un’operazione di difficile realizzazione. Totalmente imperniato sulla figura di Bob Maconel (Christian Slater), l’uomo qualunque la cui parabola discendente negli abissi della mediocrità e della frustrazione sembra inarrestabile. Questo è il punto di partenza dove nevrosi, alienazione e violenta voglia di rivalsa si mescolano, dando vita ad una miscela tanto esplosiva quanto tarpata nel grumo di rassegnazione e passività dalla quale Bob non riesce ad emanciparsi. Antieroe che sembra fuoriuscito dalle pagine di Dostoevskij, il protagonista vive di sogni irrealizzabili rappresentati da una abbozzata statuetta di una ragazza hawaiana che tremula sulla sua scrivania così come instabili sono le sue certezze nei confronti di un futuro dal quale nessuna aspettativa sembra possibile.

Frank Cappello, autore e regista, realizza questo film con spirito visionario e, attingendo da una fervida immaginazione, costella l’opera di piccoli intermezzi che enfatizzano la complicata interiorità del protagonista. Tecnicamente si affida ad una fotografia sgranata caratterizzata da una luce naturale spesso accecante e che accentua il senso di malessere in cui vive l’impiegato Bob.
Volutamente sceglie un finale nel quale realtà ed immaginazione si fondono lasciando alla libera interpretazione dello spettatore il compito di ricongiungere le diverse fasi narrative che il regista ha il merito di qualificare con una attenta selezione dei registri narrativi e scenografici e che chiosa con una frase che non si presta ad alibi: “Arriva il momento in cui i malati ed i deboli debbono essere sacrificati per salvare il gregge”.

La macchina da presa fa del protagonista il filo conduttore - ma anche l’elemento che scompiglia le carte sul tavolo – seguendone i movimenti, le espressioni, il singolo singulto. Christian Slater è molto bravo ad interpretare le nevrosi ed i tic che fanno del suo personaggio l’elemento precipuo così come William H. Macy conferma di essere uno dei più bravi attori di Hollywood. Nel cast c’è anche la giovane Elisha Cuthbert, nota per il suo ruolo nel serial “24”, impegnata con un personaggio complesso e di difficile lettura.

La frase: "Non ti fai degli amici se li calpesti per arrivare in cima".

Daniele Sesti

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