Nella rete del serial killer
La candidata al premio Oscar Diane Lane ("Unfaithful-L’amore infedele") è l’agente speciale dell’FBI Jennifer Marsh, la quale, impegnata a portare avanti la guerra al crimine online, s’imbatte nel sito killwithme.com, portale tramite cui un folle pone all’attenzione dei visitatori poveri sventurati che rapisce e sottopone ad atroci torture, nel corso di un perverso gioco: più aumentano i contatti, più rapidamente avviene la morte dei torturati.
Quindi, l’idea di partenza dell’ultima fatica di Gregory Hoblit ("Il caso Thomas Crawford") non rientra certo tra le più originali, considerando che di serial killer impegnati a trasferire sul web le proprie sanguinolente imprese si era già occupato sia William Malone con l’horror "Paura.com" (2002) che il nostro Dario Argento con il giallo "Il cartaio" (2004).
Il suo lungometraggio, però, nonostante la presenza di omicidi che, tra una vittima carbonizzata in maniera progressiva ed un’altra immersa nell’acido per batterie, rimandano inevitabilmente alla moda del torture porn portata all’eccesso nel nuovo millennio dalle saghe di "Saw" e "Hostel" (ma in questo caso va forse citato anche "Captivity"), sembra concentrarsi più sul lato riguardante le indagini da parte della polizia che su quello relativo al raccapriccio.
Non a caso, mentre vediamo tranquillamente in volto il responsabile delle uccisioni, il personaggio di Jennifer Marsh, al cui fianco troviamo il detective Eric Box e l’agente Griffin Dowd, rispettivamente interpretati da Billy Burke ("Squadra 49") e Colin Hanks ("King Kong"), sembra apparire sempre più come un derivato della Clarice Starling de "Il silenzio degli innocenti" (1991).
Alla fine, ciò che ne viene fuori è sì una guardabile vicenda ad alta tensione che invita intelligentemente a riflettere sul perverso voyeurismo macabro scatenato da una internet generation inarrestabile perfino dinanzi alla spettacolarizzazione di autentici atti di violenza, ma la cui fattura generale lascia subito pensare che sia stata appositamente confezionata per essere poi inclusa tra i thriller del sabato sera su piccolo schermo.
La frase: "Ogni americano che visiti il sito è complice di un omicidio, noi siamo l’arma del delitto".
Francesco Lomuscio
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