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Un ponte per Terabithia
"Un ponte per Terabithia" è tratto dal romanzo per ragazzi che Katherine Paterson scrisse nel 1976 per aiutare il figlio a superare la morte di una sua cara amica. Il libro riscosse un grandissimo successo, specialmente negli Stati Uniti, diventando uno dei testi scolastici più utilizzati, questo perché riesce a parlare di amicizia e perdita in modo toccante ma fantasioso.
Già da tempo c'era il progetto di tradurlo in pellicola e sulla scia del successo di film fantastici come "Le cronache di Narnia", la Disney e la Walden Media l'hanno realizzato.
E' riduttivo, però, definire "Un ponte per Terabithia" solo un fantasy per ragazzi, le tematiche affrontate nella pellicola sono molteplici e tutte legate al mondo reale degli adolescenti, o meglio dei ragazzi tra gli 11 e i 12 anni, momento cruciale di passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Protagonisti del film sono Jess e Leslie, compagni di scuola e vicini di casa, che si trovano esclusi sia dal proprio ambito familiare che da quello scolastico. Jess vive in una famiglia numerosa che fa fatica a tirare la fine del mese; è da tutti considerato uno sfigato e per questo schernito, la sua unica possibilità di emergere è attraverso la corsa, ma alla prima gara viene battuto proprio da Lesile, una nuova arrivata, allontanata da tutti perché troppo eccentrica, non ha neanche la televisione. Da questo isolamento nasce la loro amicizia e insieme creeranno un mondo fantastico dove rifugiarsi e trovare la forza per affrontare la realtà. Finché una tragedia modificherà profondamente le loro vite.
Il regista Gabor Csupo descrive con sensibilità e intelligenza il rapporto che lega i due protagonisti, la loro amicizia e i loro problemi. Con pochi tocchi sapienti riesce a definire perfettamente le dinamiche familiari e scolastiche, senza appesantire la narrazione. Ma il suo merito più grande è stato riuscire ad integrare la parte fantasy al resto, senza snaturare la storia e senza che questa fagocitasse il resto della narrazione. Tutto si lega in modo organico ed armonioso, gli effetti speciali, in realtà piuttosto circoscritti, servono a spiegare meglio la realtà. Il potere dell'immaginazione aiuta a sconfiggere i veri mostri.
La parte più tragica è trattata senza facili patetismi, né scappatoie sentimentali, ma non per questo risulta meno coinvolgente.
Gli attori sono tutti molti bravi e in parte, riescono a creare una bellissima empatia col pubblico.
Insomma un film bello e intelligente, che riesce a toccare il cuore e a commuovere.
La frase: "Chiudi gli occhi e tieni ben aperta la mente".
Elisa Giulidori
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