Una promessa
La trasposizione della novella di Stefan Zeig, “Una Promessa”, segna il ritorno in live action per Patrice Leconte, che guida un trio di livello composto da Richard Madden, star di “Game of Thrones”, Rebecca Hall e Alan Rickman, indimenticato sosia di Renato Zero nei panni del professor Piton di “Harry Potter”.
La produzione è franco-belga, ma il cast e i dialoghi in lingua inglese. L’intreccio punta tutto su un triangolo amoroso che avrà dei risvolti fin troppo prevedibili, seppur intensi. Il giovane ambizioso Ludwig (Richard Madden) ha un talento naturale per gli affari e riesce ben presto ad attirare le attenzioni dell’industriale Karl Hoffmeister (Alan Rickman) nella Germania del 1912. La frequentazione di quest’ultimo sconvolgerà la sua vita, visto che si instaura un rapporto sempre più confidenziale con sua moglie. La vicenda inizia ad incanalarsi nel più classico dei triangoli amorosi, che il regista riesce a fotografare in modo interessante soltanto nella prima ora. Il lungometraggio è tecnicamente impeccabile, ma purtroppo col passare dei minuti la storia perde in appeal fino ad arrivare ai finali accenni al nazismo, che cominciava in quegli anni ad espandersi in terra tedesca, ma completamente inappropriato rispetto ai temi trattati precedentemente nell’intero arco dello spazio narrativo.
I personaggi sono caratterizzati in modo insufficiente, specie nel rapporto tra le loro differenti classi che poteva essere interessante dal punto di vista storico per gli spettatori. Il finale è banale e forse un po’ scontato, ed è un peccato per un’opera che aveva cominciato col piede giusto. La deviazione sconfina quasi nella noia ed è uno spreco vedere i dialoghi tra attori bravi ed apprezzati ridotti a simile banalità. Il sentimento d’amore che viene raccontato è emozionante, e i silenzi sembrano toccare profondamente l’animo di chi osserva lo schermo, ma è solo un illusione per chi si ferma alla prima apparenza.
Sicuramente l’opera del cineasta francese sarà gradita maggiormente al pubblico femminile, a quello maschile, infatti, è difficile possa interessare una pura storia sentimentale con uno scheletro narrativo debole e prevedibile. Valutare un lavoro simile è difficile, bisogna partire col presupposto che purtroppo a volte la bravura del cast non è sufficiente a salvare la lenta deriva dovuta a una sceneggiatura poco ambiziosa e all’interno di canoni fin troppo standardizzati.
La frase:
"Ben presto vi ritroverete ad occuparvi di tutta la mia famiglia".
a cura di Thomas Cardinali
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