Un baiser, s'il vous plaît!
Ha elaborato uno stile che lo contraddistingue Emmanuel Mouret e, dati i tanti punti di contatto, va nel segno della continuità il paragone al suo lavoro precedente, "Cambio d'indirizzo", il primo ad essere distribuito in Italia - lo scorso inverno - nonostante l'autore abbia alle spalle già tre titoli (il saggio di fine corso di regia alla scuola di cinema, uscito nelle sale, e i successivi due veri e propri lungometraggi, il secondo dei quali presentato al Festival di Cannes). Di nuovo infatti troviamo lui stesso come attore protagonista, con riconoscibili acconciatura, abbigliamento e movenze, affiancato ancora una volta da Frederique Bel, dentro le medesime atmosfere quasi favolistiche.
Un tipo di cinema che si conferma curiosamente retrò, associabile alla stagione di una parte degli anni '60 francesi. In tal senso fuori dal tempo e datato: se Rohmer o Truffaut sembrano i maestri ispiratori, "Un Baiser, s'il vous plait!" non (r)aggiunge nulla. Molto spazio al parlato (a schermare i sentimenti), musica classica (una gigantografia di Franz Schubert campeggia sulla parete e si sfogliano le pagine di un grande volume dedicato al compositore), incontri legati alla casualità, l'attrazione tra i sessi e una leggera gamma di varianti sul tema: approcci impacciati, amicizia che si trasforma in amore, tenerezze, intrecci di coppie, innocenti tradimenti, accenni di controllata e garbata gelosia, tenue umorismo. Un film tutto costruito addirittura attorno ad un bacio tra due sconosciuti (ci sarà o non ci sarà? Cosa comporterà? Perché poi dovrebbe catturarci?). Il candido Mouret dichiara attraverso la propria poetica un'estraneità al mondo moderno, senza paura di risultare stralunato e goffo, ma se la penultima opera aveva almeno un simpatico brio, questa è continuamente pretestuosa e di una plausibilità inconsistente.
La frase: "...devi aiutarmi a smettere di amarti".
Federico Raponi
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