FilmUP - Recensione: Una settimana da Dio

Una settimana da Dio
Qualche lustro fa Lucio Dalla scriveva "Se io fossi un angelo" in cui immaginava ciò che avrebbe potuto fare se avesse potuto avere i poteri di un Gabriele. Si sa gli americani amano fare le cose in grande e quindi Jim Carrey, in questa pellicola di Tom Shadyac (Bugiardo bugiardo), si ritrova nientepopodimenoche con i poteri di Dio.
Beh già sarebbe preoccupante che chiunque avesse questo genere di potere, figuriamoci uno come Carrey, anzi Bruce Nolan. Crearsi un'auto nuova, aumentare la dimensione del seno della moglie, addestrare il cane all'uso del bagno - bada bene senza tavoletta - è solo il meno. Il compito fondamentale e quello di gratificarsi, magari realizzando il suo sogno di giornalista con scoop incredibili che allo stesso tempo hanno degli effetti collaterali catastrofici. Alla fine fare Dio si dimostra essere molto più difficile di quanto sembri, non solo per le continue preghiere di tutti, ma perché non si può in alcun modo agire sul libero arbitrio, come Nostro Signore Morgan Freeman non si stancherà mai di ricordarci.

Shadyac non solo è un esperto della commedia brillante, ma ha anche collaborato con Carrey fin dai suoi esordi, dimostrando un'incredibile capacità di valorizzare il talento comico dell'attore senza farlo cadere in qualcuno dei suoi tipici eccessi, cosa peraltro importantissima considerando che il protagonista si trova costantemente in scena e spesso senza alcuna "spalla". La pellicola è essenzialmente una commedia, ma non disdegna la tipica morale, che tanto piace agli americani, sull'altruismo o sulla capacità di accontentarsi di ciò che si ha. Di sicuro un'inversione di tendenza per Carrey che ultimamente si era cimentato soltanto in film di un certo impegno, dimostrando di essere un attore completo, ma probabilmente le continue delusioni sul fronte "statuetta d'oro", lo hanno riportato sugli amati lidi della commedia.

Per gli amanti della commedia fitta di gags.

Valerio Salvi

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