Una fragile armonia
Una fragile vita è la nostra. Fragile è il nostro corpo, fragili sono le cose di cui ci circondiamo, fragili sono i rapporti umani. Un film sulla vita e sulle certezze che non esistono è quello che porta in scena Yaron Zilberman, per la prima volta alla regia di un lungometraggio. E lo fa con estrema delicatezza, conscio dell’argomento destabilizzante ma sicuro di poter scuotere gli animi.
Una fragile armonia è il racconto dell’ultimo anno insieme di un quartetto di musicisti di fama mondiale: Peter, Daniel, Robert e Juliette. Suonano insieme da una vita, affiatati e sicuri del loro successo anche grazie alla divisione dei compiti che dignitosamente rispettano. Quando al più anziano di loro, Peter, viene diagnosticato il morbo di Parkinson, gli equilibri del gruppo crollano in un istante, facendo venire a galla ingiustizie represse, competizione e demoralizzazione. Come se uniti fossero una cosa sola, e nel momento in cui un tassello cade, tutto va in frantumi.
Un racconto poetico e toccante che mette lo spettatore di fronte ad un’amara considerazione: niente è per sempre. E proprio per sfuggire a questo senso di angoscia che invade il pensiero, Zilberlman risponde facendo capire di cogliere l’attimo e dedicarsi alle passioni, di circondarsi di persone che ci rendono felici perché in un istante tutto potrebbe finire. Niente rimorsi, non c’è tempo neanche per quello. E Peter, l’albero maestro del quartetto, lo sa e appunto per questo decide di partecipare ad un solo altro concerto, per poi salutare il seguito e ritirarsi.
Il filone portante del film, infatti, è la musica, sicura e unica ragione di vita. Una musica che coinvolge ma non banalmente, dato che fa da padrona nello svolgimento della narrazione ma in modo anomalo e inaspettato, aiutando a commuovere o divertire a seconda del momento.
Un cast eccezionale dona interpretazioni magistrali a questo film - su tutti i nomi di Philip Seymour Hoffman e Christopher Walken - che viene gestito abilmente da Zilberman nonostante il consistente numero di protagonisti. In questo, si vede il grande occhio da documentarista del regista, che lascia a turno la scena agli attori, quanto basta per illuminare con discorsi profondi anche se a volte prolissi.
La frase:
"E’ per questo che formi un quartetto.. speri che ti aiuti ad alleviare i tuoi problemi".
a cura di Valeria Vinzani
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