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Umbrella
In concorso a Venezia 2007 nella sezione orizzonti il nuovo documentario del giovane regista cinese Du Haibin, presentato per l'occasione in anteprima mondiale. Con il ritmo cadenzato delle stagioni mostra, con pochi dialoghi ed in puro stile documentaristico, come è cambiata la realtà quotidiana dei cinesi a causa della continua evoluzione del mondo del lavoro. In cerca di una vita migliore si è passati troppo velocemente dalla semplice vita contadina alla quotidianità delle metropoli, dal duro lavoro nei campi al lavoro frenetico e spersonalizzante di catena di montaggio, mal retribuito e senza alcuna tutela per il lavoratore, dove l'efficienza è ancora sinonimo di sfruttamento. Le alternative che i giovani hanno, dopo aver abbandonato la campagna, sono poche: o l'università, sempre se sostenuti economicamente dalla famiglia, o l'esercito, che offre comunque istruzione e sussidi. Ma nella metropoli solo pochi riusciranno a raggiungere il benessere, i più continueranno, giorno dopo giorno, a faticare per avere di che vivere. Uno spaccato della nuova società cinese in chiave decisamente pessimista, e uno sguardo ancora piu cupo verso il futuro. La vita è per i più fatica ed una lotta quotidiana alla sopravvivenza, e dovunque si viva, campagna o città, nulla cambia.
Nonostante i temi siano il degrado del mondo del lavoro, lo sfruttamento delle risorse e il divario sempre più grande tra le condizioni di vita dei pochi benestanti e dei tanti disperati senza alcuna speranza per il futuro, temi già affrontati alla Mostra anche dal nuovo film di Ken Loach, la pellicola non vuole essere una denuncia ma solo una cronaca di alcune quotidianità, e lascia allo spettatore il compito di riflettere su quanto visto.
Ed è proprio questo il pregio del documentario: essere per lo spettatore anche ignaro una realistica rappresentazione della realtà e dei problemi della società cinese contemporanea, ben resa dal regista anche con l'uso della presa diretta e filmando la vita delle persone comuni senza l'ausilio di attori professionisti. Rappresentazione forse fin troppo realistica nel suo essere minuziosa, che mette a dura prova l'attenzione dello spettatore vista la durata della pellicola (oltre due ore) e la quasi assenza di dialoghi.
La frase: Recidere il legame con la terra è il primo passo verso la nuova vita.
Giuliana Steri
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