Ubaldo Terzani Horror Show
Come avvenne per la sua opera d’esordio datata 2006, "Il bosco fuori", sono Marco e Antonio Manetti – in arte Manetti Bros – a figurare tra i produttori del secondo lungometraggio diretto dal romano Gabriele Albanesi, incentrato sulla figura del giovane regista Alessio Rinaldi che, con le fattezze del Giuseppe Soleri spesso al servizio proprio dei due autori di "Zora la vampira" (2000), riceve l’incarico di concepire la sceneggiatura del suo primo film insieme all’affermato scrittore di romanzi horror Ubaldo Terzani alias Paolo Sassanelli.
Quindi, a partire dalla figura di quest’ultimo, che ricorda nel look il maestro dello splatter Lucio Fulci e il cui nome si rifà dichiaratamente all’Ubaldo Terzano operatore di macchina in diversi film di Mario Bava, a mancare non sono certo citazioni ed omaggi al genere; mentre il protagonista, progressivamente trascinato in un abisso disperato di incubi e follia, si rivela in maniera evidente l’alter ego dello stesso Albanesi, filmmaker costretto a (soprav)vivere in un’Italia cinematografica d’inizio XXI secolo che sembra aver completamente dimenticato la propria, lodevole tradizione della paura su celluloide in favore sia di un certo televisivismo dilagante, sia di quei tanti prodotti (spesso anonimi) improntati su tematiche sociali per potersi garantire il sostegno dei vari ministeri.
Una denuncia avvertibile già nel dialogo d’apertura tra Antonino Iuorio e Soleri, il quale va ad introdurre 83 minuti di visione che, a differenza della precedente fatica albanesiana, costruita sull’immediatezza ed il sensazionalismo tipici del rape and revenge, si basano questa volta soprattutto sui dialoghi, pur senza dimenticare sangue e frattaglie affidati agli effetti di trucco per mano dell’infallibile Sergio Stivaletti.
E, tra apparizioni dello Stefano Fregni di "Amore liquido" (2010), del Luigi Pastore regista di "Come una crisalide" (2009) e dell’Antonio Tentori sceneggiatore di "Un gatto nel cervello" (1990), pellicola del succitato Fulci che, qui mostrata anche all’interno di una tv accesa, sembra possedere diverse affinità con "Ubaldo Terzani horror show", il ritmo narrativo viene gestito a dovere, per merito anche della funzionale colonna sonora di Valerio Lundini.
Mentre, chiudendo un occhio su una recitazione non sempre convincente, l’atmosfera che si respira sembra richiamare alla memoria quella delle storie a fumetti presenti nel glorioso comic-book "Splatter" (su tutte "The end"), edito all’inizio degli anni Novanta dalla ACME.

La frase: "Sono nate un sacco di storie su questo posto, leggende, fantasticherie".

Francesco Lomuscio

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