Twist
Sfruttando una terminologia un po' abusata, questo film di un giovane regista canadese (Jacob Tierney) può essere considerato un'opera notturna e maledetta. Ed in effetti la storia si svolge praticamente tutta dopo il calar del sole, in una Toronto periferica e fuori dalle grandi luci.
Ai margini del mondo, ragazzi senza nessuna prospettiva sono costretti a prostituirsi per potersi "fare", o a farsi per potersi prostituire, come afferma ad un certo punto Dodge (interpretato dal bravo Nick Stahl), il personaggio principale. Intorno al suo mondo girano altre anime abbandonate, le quali vivono una vita che ha perso ogni barlume di speranza in qualcosa, qualsiasi cosa. Dietro a queste esistenze, a tenere i fili ogni attimo, c'è una specie di burattinaio: il pappone Bill. Un personaggio che per tutta la durata del film non si vede mai, ma è come se dirigesse la storia verso un tunnel senza ritorno. Sembra una specie di diavolo nascosto: una (non) personificazione del male.
La struttura del racconto potrebbe accostarsi a quel filone sociale rappresentato magnificamente da Ken Loach. Ma se il cinema di quest'ultimo è sempre esplicitamente "politico", il film di Tierney, pur mantenendo un sottotesto di denuncia, vuole risalire a delle cause che sembrano quasi primordiali. Alle spalle di tutto lo squallore in cui questi ragazzi devono vivere, c'è prima di tutto un abbandono che non è l'abbandono delle strutture sociali di Loach. Ogni ragazzo cerca qualcosa che rimpiazzi la sua famiglia, un qualcosa che faccia sì che si possa risvegliare un senso di appartenenza. Ed è per questo che la figura del padre - padrone ha la meglio. Tutto il film è un continuo riferimento ad un'infanzia violentata.
Alla fine se cercate buoni sentimenti è meglio che giriate alla larga (il film è molto duro) ma se vi interessa conoscere le vite che stanno ai margini, penso che questo film riesca bene nell'intento. Anche nel crescendo delle situazioni squallide che sembra vadano sempre peggio e mai meglio c'è come un accettare una vita dolorosa che non ha sbocchi (cosa che vista "da fuori" potrebbe essere opinabile). Per tutto il film si ha come la sensazione che i personaggi vogliano fuggire ma senza troppa convinzione. Sicuramente è così perché sono troppo stanchi, feriti in ogni più piccola parte. E forse anche il corpo perde ogni senso solo perché non c'è più un anima.
Renato Massaccesi
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