Tutte le donne della mia vita
Un misterioso individuo si trova all'interno di una camera iperbarica, tra la vita e la morte, a causa di un embolo.
Con toni inquietanti apre la nuova fatica di Simona Izzo, la quale torna dietro la macchina da presa, quattro anni dopo "Io no" (2003), per raccontare il viaggio nei ricordi di Davide, cui concede anima e corpo Luca Zingaretti ("Vite strozzate"), raffinato cuoco e grande seduttore, intento a ripercorrere alcuni momenti fondamentali della sua vita attraverso le figure femminili più importanti.
Si comincia con la sofisticata gourmet Isabella, interpretata da Rosalinda Celentano ("Palermo-Milano solo andato"), per la quale ha abbandonato sia la cucina che la compagna Barbara, con il volto di Barbara Mautino ("Non ho sonno"), proprietaria del locale in cui lavora.
E' poi la volta della biologa Stefania, con le fattezze di Michela Cescon ("Primo amore"), cui seguono la splendida giornalista-cuoca Monica, dalla quale avrà anche un figlio, e Laura, rispettivamente interpretate da Vanessa Incontrada ("Quale amore") e Jane Alexander ("Prendimi l'anima").
E' immediatamente evidente, quindi, quel certo parallelismo che lo script, concepito dalla stessa Izzo in collaborazione con l'inseparabile Graziano Diana ("Canone inverso") e Alexandra La Capria ("Gas"), tenta di sviluppare tra donne e cibo; tanto che le prime, generosamente nude in scena, finiscono per apparire in qualità di appetitose pietanze che vengono progressivamente gustate da Davide, il quale non sembra essere troppo lontano da una versione matura dell'Alfie protagonista dell'omonimo film.
Peccato, però, che questo ennesimo spaccato ironico-sentimentale, volto in maniera decisamente banale a ribadire che il vero segreto per poter apprezzare le cose risiede nella capacità di tornare ai sapori primordiali, risulti del tutto indigesto, riuscendo raramente nell'impresa di strappare qualche risata e lasciando emergere il notevole spreco di contorno, comprendente, tra gli altri, l'ottimo Francesco Benigno ("Mery per sempre"), la veterana Lisa Gastoni ("Grazie zia") ed il piccolo esordiente su grande schermo Guido Ripanti, già apprezzato nella fiction televisiva "Raccontami".
Tra noia e ripetitività, infatti, mentre si tenta perfino la carta del lirismo ad ogni costo, ricaviamo soltanto l'ulteriore conferma delle discutibili doti dell'autrice, incapace di fondere la tragedia con la leggerezza.
Ed il tutto viene condito con la colonna sonora di Ennio Morricone, fin troppo simile a quella composta per "C'era una volta in America" (1984), tanto che, nel corso della visione, l'unico vero brivido sulla pelle riusciamo a provarlo nel momento in cui ci viene fatta ascoltare l'intramontabile "Se telefonando" di Mina, non a caso tra i brani storici del curriculum del maestro.

La frase: "La sua cucina è ispirata in gran parte alle donne della sua vita"

Francesco Lomuscio

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