Tutta colpa di Freud
Tra le tante commedie italiane uscite negli ultimi mesi, “Tutta colpa di Freud” di Paolo Genovese coglie nel segno per la simpatia. Dopo “Immaturi” e “Immaturi – il viaggio”, il tocco fresco del regista italiano si fa sentire anche in questa commedia, che colpisce per divertimento e fantasia dei dialoghi, sviluppati da un soggetto di Leonardo Pieraccioni.
Francesco è il classico padre-psicologo che porta il lavoro anche dentro casa, per la naturale propensione ad ascoltare e aiutare le persone. Questo succede con le sue tre figlie, in preda a problemi esistenziali di diversa natura. Sara, lesbica delusa dal genere femminile che decide di punto in bianco di tentare di riscoprirsi etero. Emma, adolescente che s’innamora di Alessandro, un uomo sposato coetaneo di suo padre. Infine Marta, libraia che perde la testa per un ladro di libri sordomuto.
Di materia da psicoanalizzare ce n’è tanta e per l’occasione Genovese ha chiamato a sé attori dalle caratteristiche versatili, che si sono prestati a mettersi in gioco in ruoli nei quali non eravamo soliti vederli, regalandoci una buona introspezione dei comportamenti umani. Marco Giallini in primis, che nelle sembianze di padre premuroso ci ha conquistato completamente. A spiccare anche una Anna Foglietta nei panni della ragazza lesbica, affascinante anche con un look maschile e spiritosa al punto da essere il personaggio che per le situazioni creatisi regala le migliori risate.
Sebbene non sia il massimo della novità in quanto a trama, la commedia di Genovese convince proprio grazie alle meritevoli interpretazioni del cast, che oltre ad essere in parte rende reali i personaggi interpretati. “Tutta colpa di Freud” è in sostanza una commedia corale principalmente al femminile che attraverso i tanti sketch da sitcom spinge alla riflessione su sentimenti quotidiani e circostanze reali, che potrebbero tornare utili a quanti di noi si trovino in condizioni simili. Forse è proprio questo il più grande pregio del film: il fatto che sia, almeno per la maggior parte, percepibile come vero.
La frase:
"Lo sapevate che la malattia più diffusa al mondo è l’amore?".
a cura di Valeria Vinzani
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