Tutta colpa di Fidel
Il movimento del '68 (anche se in verità ad essere raccontato è solo il biennio '70-71) visto dagli occhi di una bambina di nove anni, l'unico sguardo che per via della giovane età ha potuto vivere quel che accadeva senza pregiudizi ideologici, sicuramente con più pragmatismo.
Anche perchè la piccola Anna il cambiamento lo ha avvertito davvero: da bambina più che borghese con padre avvocato, madre affascinante e sempre vestita a modo e casa con giardino, passa alla ben più misera sistemazione in appartamento quando i due genitori sposano la causa sessantottina con tutto ciò che ne deriva. Niente più cameriera "professionale", ma ecco una rifugiata politica che gli fa da tata, niente più cene di gala, ma incontri con capelloni e barbuti discutendo di ciò che si può fare per il Cile e favorire l'elezione di Allende. camera in comune col fratellino, e impossibilità ad invitare le compagne della scuola delle suore che frequenta per paura che la possano sfottere.

Ispirato dal romanzo omonimo di Domitilla Calamai, di cui è stata cambiata l'ambientazione (non più Roma, ma Parigi) così come il nome della protagonista (da Ottavia a Anna), "Tutta colpa di Fidel" segna l'esordio dietro la macchina da presa per Julie Gavras, figlia del noto regista franco-greco Costa Gavras. Non si tratta dell'unica figlia d'arte visto che nel ruolo della madre femminista c'è quella Julie Depardieu, figlia di Gérard, mentre a rappresentare il nostro Pese in questa produzione italo-francese, c'è quello Stefano Accorsi (il papà) che in Italia ultimamente non pare troppo impegnato (anche il suo prossimo film è "transalpino").
Fatte le note dovute premesse, ecco che possiamo parlare di un film dove i pensieri e le contraddizioni di quel periodo che tuttora condiziona (per via delle svolte sociali che ha determinato o comunque accelerato) il nostro presente, vengono ri-portate alla ribalta.
"Storia" che comunque diventa commedia, visto che al centro di tutto c'è l'intelligenza, l'arguzia e la simpatia della piccola protagonista. Tanto sicura era prima nella su educazione aristocratica, tanto si sentirà inadeguata dopo, ma non per questo contraria a ciò che le succede. Anzi, osserva, valuta e, quando si rende conto di essere in torto, cambia opinione.
Non poco per chi ha solo nove anni...Il piacere della visione così, seppur lasci intendere che molto altro ci sarebbe stato da dire su "tutto il resto" assume una sua dimensione minimalista, molto meno ideologica di quanto si potrebbe pensare, ma non per questo meno valida. Anche perchè fare film "politici" non significa per forza dire tutto su tutti, ma certe volte ci si può anche accontentare di una piccolo dettaglio.

La frase: "Come si fa a capire quando è spirito di gruppo e quando è gregge?".

Andrea D'Addio

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