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Tulpa











Senza perdere tempo, si comincia immediatamente con una sanguinolenta sequenza che non nasconde affatto l’influenza da parte degli italian thrilling firmati dal Dario Argento del periodo d’oro.
Impressione riconfermata anche dal fatto che, come l’Anthony Franciosa di "Tenebre" (1982), troviamo Claudia Gerini impegnata a fare footing per le strade del quartiere romano dell’EUR nel corso dei titoli di testa del terzo lungometraggio diretto dal musicista romano Federico Zampaglione, a cinque anni dalla black comedy "Nero bifamiliare" (2007) e a tre dall’horror "Shadow - L’ombra" (2009); dal quale viene recuperato l’inquietante Nuot Arquint, qui guru tibetano gestore del sexy club del titolo, dove i soci possono incontrarsi per dare sfogo ai propri istinti e alle proprie fantasie erotiche.
Sexy club in cui anche Lisa (la Gerini, appunto), ricca donna manager dalla vita totalmente incentrata sul lavoro e sulla carriera, si abbandona a diverse esperienze con partner di entrambi i sessi, i quali, poi, vengono puntualmente trucidati da un misterioso individuo abbigliato con cappellaccio e impermeabile nero, ricordando proprio gli assassini cari al succitato autore de "L’uccello dalle piume di cristallo" (1970).
Man mano che, su soggetto a firma dello stesso regista e del Dardano Sacchetti cui dobbiamo non poco cinema di genere nostrano ("Il trucido e lo sbirro" di Umberto Lenzi e "Zombi 2" di Lucio Fulci nel lungo curriculum di sceneggiatore), si procede tra volti ustionati, occhi cavati e, addirittura, vittime lasciate in preda ad affamati, disgustosi ratti.
Fino al non originalissimo ma funzionale epilogo di oltre un’ora e venti di visione che, comprendente nel cast, tra gli altri, la Michela Cescon di "Romanzo di una strage" (2012), il difficilmente disprezzabile Michele Placido e la Crisula Stafida che già aveva lavorato con Zampaglione nel suo primo film, sguazza in maniera piuttosto efficace tra sesso e spargimenti di emoglobina.
Testimoniando, ancora una volta, la grande ammirazione del suo autore nei confronti della celluloide tricolore splatter risalente al periodo a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, mentre ci viene consegnata una non eccelsa ma discreta operazione che Mr. "Profondo rosso" non sembra essere più in grado di concepire da ormai troppi anni.

La frase:
"Stai resistendo al tuo Tulpa, liberalo Elisa, libera il tuo Tulpa".

a cura di Francesco Lomuscio

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