Transformers 3
Se il primo episodio di Transformers era un riuscito mix tra cinema fracassone e commedia adolescenziale piena di ironia, il secondo era stato tanto spettacolare, quanto noioso e avaro di contenuti, tanto che persino il suo protagonista, Shia LaBeouf affermò che "non c’era cuore". Per questo terzo e conclusivo capitolo della trilogia (come hanno confermato sia l’attore che il regista Michael Bay), si è cercato di dare più spazio ai personaggi umani e alle loro buffe interazioni con i robot, senza però dimenticarsi che si tratta pure sempre di cinema action.
Messa da parte Megan Fox, allontanata ad inizio riprese dopo che, nell’ordine: a)Steven Spielberg (produttore) non aveva sopportato le sue affermazioni in cui paragonava la direzione sul set del regista Michael Bay a Hitler e b) Michael Bay stesso si era lamentato di lei per la sua ritrosia a farsi inquadrare "come un uomo vorrebbe", la grande new entry nel cast è l’ex modella inglese Rosie Huntington-Whitley. Labbra da gommoncino, alta un palmo di mano in più di LaBoeuf e un sedere che, non a caso l’aveva resa testimonial dell’intimo Victoria’s Secret, la sua presenza è più che mai di "sostanza". Avendo preso all’ultimo il posto della Fox, sono stati fatti alcuni accorgimenti di sceneggiatura, ma non abbastanza da rendere credibile il racconto (l’amore così profondo che la lega a Sam sembra caduto dall’alto e quasi si fa il tifo che lei lo lasci per Patrick Dempsey), ma poco importa, il suo ruolo è semplicemente quello di apparire. Ecco così che il nostro protagonista, Sam, la porta a spasso tra esplosioni, voli tra grattacieli, inseguimenti e incontri alieni, come se fosse un (bel) carrello della spesa che se non prendi in mano, rimane lì fermo, senza muoversi. In più lei ha il grande superpotere di non sporcarsi mai: il suo bel visino e completino bianco, non riescono a macchiarsi neanche dopo 40 minuti di campo minato, versione esperto. Megan Fox, con tutti i suoi limiti, era un’altra cosa...
Per il resto, Michael Bay ce la mette tutta a rendere il più emozionante possibile la guerra tra Deception e Autobot, ma lo scontro finale, così come nel secondo capitolo, è troppo lungo (il totale del film sono 2 ore e 30) ed escludendo la bella scena del crollo del palazzo su un palazzo vicino (una scena che sa tanto di 11 settembre), tutto il resto sa di dèjà-vu. Ci sono nuovi mostri sempre più a forma animale (il peggiore però rimane Megatron con lo scialle da africano), e un buono non buono con baffetti da vecchio, ma al di là del sorriso che provocano da un punto di vista estetico, non sono nient’affatto sorprendenti. Quantomeno il 3D è funzionale alla storia, la regia lo sfrutta il più possibile anche se il continuo incedere di esplosioni e combattimenti ne allunga fino alla noia gli effetti positivi.
Il risultato è un film senza dubbio godibile e spettacolare, un buon capitolo di chiusura, sicuramente più valido del secondo tanto per regia, che per storia e qualità degli interpreti (tra cui spicca un bel cast di grandi professionisti come John Malkovich, Frances McDormand e il solito John Turturro), ma lontano dalla vetta di un inizio che poteva vivere tranquillamente anche senza sequel. Sarà reboot (ovvero si riprenderà la saga rigirando un primo capitolo con nuovi interpreti e regia)? Nella scarsità di idee che girano, Hollywood, come il prossimo nuovo Spiderman dimostra, ne può essere più che capace...
La frase:
"Quella, è la mia macchina!".
a cura di Andrea D'Addio
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