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Tomorrowland - Il mondo di domani











Casey Newton è una giovane ragazza appassionata di invenzioni scientifiche che vede il proprio destino incrociarsi con quello di un bizzarro e disilluso scienziato, Frank Walker, in un'avventura, ai limiti dell'incredibile, nella dimensione parallela di Tomorrowland. Le imprese che i due si ritroveranno a fronteggiare cambieranno la loro vita e la storia dell'intera umanità.
Film di fantascienza in odore di postmodernità: un tripudio di citazioni che vanno da vecchi film, alla casa di produzione della stessa pellicola: la Disney. Non v'è molto di innovativo in questa nuova fatica del regista premio Oscar Brad Baird, la presenza di una realtà parallela in cui si muovono robot del tutto simili agli esseri umani, eccetto per la presunta incapacità di provare sentimenti, ricorda non poco un cult degli 80's: Blade Runner.
Al soggetto ha preso parte Damon Lindelof, creatore di Lost e la sua influenza si sente e non poco. Premettendo che Lost sia stata una delle serie televisive più innovative e interessanti degli ultimi anni, non manca tuttavia di qualche peccatuccio di forma come, ad esempio, il perdersi in un bicchier d'acqua nella smodata volontà di aggiungere misteri, dettagli e particolari che alla lunga stufano e ne rendono faticosa la visione. In Tomorrowland ritroviamo esattamente tutto questo: un accumulo incalzante di situazioni che porta lo spettatore a chiedersi continuamente dove si voglia arrivare, il ritmo carica sempre più velocemente con un crescendo notevole della suspense ma... per la voglia di strafare ci si annoia. Dopo circa novanta minuti si comincia a guardare l'orologio, sperando che il film termini o comunque arrivi ad un punto di svolta: fondamentalmente Tomorrowland la si vede ben poco e la storia sembra quasi concentrarsi sui milioni di motivi, inghippi, sotterfugi che i protagonisti devono affrontare per raggiungere questa benedetta realtà parallela.
È una storia sostanzialmente prolissa e ingarbugliata la cui fruizione sarebbe stata più piacevole se gli sceneggiatori, invece di concentrarsi su contrazioni spazio – temporali che oggi vanno tanto di moda, si fossero attenuti ai santissimi stilemi del cinema classico dove la compiutezza e la chiarezza narrative erano regole auree; spropositatamente lungo (oltre 120 minuti), non è sicuramente un film adatto ai bambini a dispetto del nome della casa di produzione: la Disney appunto. La presenza di “Nostro Signore Walt” la si avverte soprattutto nella chiusura dove trionfano speranza, buoni sentimenti e un vago slogan antirazzista che invita alla fratellanza tra i popoli... carino ma anche un po' buonista. Forse è proprio il messaggio di fondo (che non voglio rivelare) che potrebbe essere tacciato di buonismo ma questo lo lascio dire a chi deciderà di recarsi al cinema per vedere il film. Degni di nota invece sono la regia e gli effetti speciali che regalano emozioni davvero forti e sono assai coinvolgenti, specie se visti in 3D.
Film più per adulti che per bambini, non perché violento o inappropriato, quanto più perché, come detto sopra, lungo e difficile da seguire.
Consigliato? Nì.

La frase:
"Quando ho toccato la spilletta ho visto questo posto, un posto meraviglioso e ho sentito che tutto era possibile".

a cura di Danilo Raggiunti

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