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Questi sono i 40











Rispettivamente con i volti di Paul Rudd e della Leslie Mann moglie del regista Judd Apatow, Pete e Debbie li avevamo conosciuti in "Molto incinta" (2007) – diretto proprio dall’autore di "40 anni vergine" (2005) – come sorella e cognato della giornalista protagonista Alison alias Katherine Heigl.
In questo caso, fuori la Heigl, seguiamo la loro vita da quarantenni sposati da diverso tempo e con due figlie di otto e tredici anni a carico, tra trionfi di carriera e disagi finanziari, man mano che la situazione economica comincia a vacillare per colpa delle cattive acque in cui naviga l’etichetta discografica di lui.
D’altra parte, mentre ritroviamo Jason Segel nel ruolo del Jason già presente all’interno della succitata pellicola interpretata da Seth Rogen, nella parte di se stessi non mancano neppure Graham Parker dei Rumour e Billy Joe Armstrong dei Green day nel corso delle oltre due ore e dieci di visione destinate a coinvolgere anche i veterani John Lithgow e Albert Brooks, il primo nei panni del padre della donna e il secondo in quelli dello scroccone genitore del marito di lei.
Uno stuolo di nomi che, comprendente anche la Megan Fox di "Transformers" (2007) impegnata a concedere anima e, soprattutto, corpo alla sexy commessa di boutique Desi, provvede ad arricchire il racconto per immagini di una sopravvivenza di coppia in preda, tra l’altro, a calo del desiderio, gravidanze inaspettate, ricorso al Viagra, crescita delle bambine e contrasti con la madre del compagno di scuola di una delle due.
Perché ci si domanda se il sesso sia la prima cosa per la quale le persone litigano, se Toro e Cancro siano due anime gemelle dello Zodiaco e, in particolar modo, se la famiglia aiuta la famiglia.
Fino a un’ultima sequenza posta nei titoli di coda di quello che, non privo neanche di uno scontro tra padre e figlia volto a mettere a confronto le serie televisive "Lost" e "Mad men", non solo si rivela essere uno spaccato familiare su celluloide piuttosto banale e sprovvisto di sorprese, ma, complice la poca capacità di strappare risate, non tarda ad apparire decisamente fiacco nello svolgimento.
Aspetto che emerge anche a causa della eccessiva lunghezza dell’elaborato, difetto tipico di un po’ tutti i lavori sfornati dal sopravvalutato responsabile di "Funny people" (2009).

La frase:
"La mia erezione è ancora analogica, questa invece è digitale".

a cura di Francesco Lomuscio

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