The Uninvited
Il titolo richiama inevitabilmente alla memoria quello originale de "La casa sulla scogliera", affascinante ghost-story diretta nell’ormai lontano 1944 dall’allora esordiente Lewis Allen e interpretata da Ray Milland, tanto che non in pochi potrebbero erroneamente pensare che questa produzione Dreamworks ne sia il rifacimento.
In realtà, il primo lungometraggio di Charles e Thomas Guard è sì un rifacimento, ma del coreano "Janghwa, Hongryeon" che, internazionalmente conosciuto con il titolo anglofono "Two sisters", raccontava nel 2003, sotto la regia di Kim Jee-won, la vicenda di due sorelle tornate a casa dopo un lungo periodo trascorso in un istituto per malattie mentali a seguito della morte della madre, per poi trovarsi alle prese con un tesissimo clima dovuto sia al rapporto con la matrigna che a una misteriosa presenza residente all’interno della loro isolata abitazione.
Trama che viene bene o male ripresa nell'opera finanziata da Walter F. Parks e Laurie MacDonald (già alle spalle dei due "The ring" a stelle e strisce), con l’unica principale differenza individuabile nel fatto che a tornare a casa dopo le cure psichiatriche è questa volta la sola Anna, interpretata dalla Emily Browning di "Lemony Snicket-Una serie di sfortunati eventi", la quale si trova ad indagare sull’ambiguo passato della nuova compagna del padre affiancata dalla sorella Alex, con le fattezze della Arielle Kebbel vista in non pochi teen-movie, da "American pie presents Band Camp" a "Il mio ragazzo è un bastardo".
Del resto, come c’era da aspettarsi, i silenzi e i lenti ritmi di narrazione, tipici dell’horror proveniente dal Sol Levante, vengono sostituiti da un taglio generale che tenta in maniera evidente d’indirizzare l’opera agli spettatori occidentali under 18; mentre il musicista Christopher Young non fa altro che replicare senza troppa fantasia i suoi temi composti per la saga barkeriana "Hellraiser", e le solite fantasmagoriche apparizioni finiscono per spaventare soltanto la fetta di pubblico poco avvezza al genere in questione.
Quella stessa fetta di pubblico che, con ogni probabilità, finirà per apprezzare maggiormente il film dei fratelli Guard, di sicuro prevedibile agli occhi del seguace degli orrori su celluloide, il quale, invece, pur trovandolo accettabile non potrà fare a meno di riscontrare la mancanza della notevole cura estetica presente nella difficilmente comprensibile pellicola originale.

La frase: "Nel passato di ognuno ci sono cose di cui vergognarsi; a volte penso che sia meglio dimenticare".

Francesco Lomuscio

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