The Parade - La sfilata
La diffusa violenza carica d'odio che una comunità rivolge verso una parte di sè stessa delimita evidentemente la sua propria libertà. Se nella ex Jugoslavia le varie etnie hanno differenti termini dispregiativi per identificare ciascuna delle altre, tutte quante hanno un solo vocabolo che stigmatizza l'omosessualità. L'unico "gay pride" organizzato a Belgrado, nel 2010, vide qualche centinaio di GLBTQ scortati da migliaia di agenti, il centro messo a ferro e fuoco da bande di picchiatori all'assalto del corteo e oltre 200 feriti. E' da tale persecuzione che ha preso le mosse il regista (e poeta) Srdjan Dragojevic per "The Parade", da lui scritto, prodotto e diretto.
Il protagonista della vicenda viene dalle guerre balcaniche degli anni '90, e l'esperienza vissuta ha curiosamente generato solide amicizie interetniche tra chi si è combattuto, magari salvando poi la vita al nemico: ciò rende bene l'idea della follìa fratricida di quel conflitto (non a caso il film è una co-produzione serba, croata, macedone, montenegrina e slovena). La chiave d'interpretazione è una commedia brillante a tratti comica, con personaggi indovinati, che precipita in commovente dramma. Comunque acuta nell'analisi di un clima di uso della forza generalizzato, dagli ex soldati e criminali che per denaro sgomberano baracche rom, picchiano studenti che manifestano, scortano guerrafondai, fino alle scommesse sui combattimenti di cani. Nello specifico, l'omofobia è dichiarata e/o messa in atto da chiesa ortodossa, destra istituzionale, alti gradi di polizia, reduci, naziskin e hooligans. Quindi, da un lato c'è il terrorismo di offese, minacce spray e danneggiamenti sulle automobili, lanci di molotov e irruzioni con pestaggi nelle sedi delle strutture che promuovono la tolleranza, dall'altro le poche anime - compresa l'anziana comunista che sa bene quanto la resistenza in certi casi necessiti della medesima durezza - che hanno il coraggio di esternare le personali preferenze sessuali e pretendere eguale diritto di cittadinanza. Un'opera accorata, con il sogno di una presa di coscienza, presentata da una locandina che trasforma la michelangiolesca creazione di Adamo, con una mano che tende le tre dita simbolo cetnico e l'altra – come gesto di rifiuto – a mostrare invece il dito medio.
La frase:
"Se scappi, fai il loro gioco".
a cura di Federico Raponi
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