The Museum of Wonders
Del romano Domiziano Cristopharo abbiamo sentito parlare molto, soprattutto nel panorama dei più attenti seguaci del sottobosco indipendente tricolore, a causa del suo lungometraggio d’esordio datato 2009 "House of flesh mannequins", il quale, con un cast spaziante dall’icona horror Giovanni Lombardo Radice alla diva dell’hard Roberta Gemma, ricorreva a sequenze di estrema violenza e sesso esplicito per raccontare la claustrofobica vicenda di un fotografo dedito alla realizzazione di snuff movie; senza dimenticare di citare l’ultra-classico "L’occhio che uccide" e d’infarcire il tutto con evidenti attacchi alla chiesa, ai media e alla disinformazione.
Lungometraggio d’esordio non pienamente riuscito, ma che, ricco di cromatismi e toni cupi, finì per risultare visivamente interessante, come pure questa opera seconda, sorta di macabro mix di "Niagara", "Ascensore per il patibolo" e "Freaks" realizzato in tre settimane e con soli 27000 euro di budget.
Ma, tra donne barbute in crisi d’identità che si radono, clown postpunk, cantanti liriche prive di braccia e gambe e muti che parlano attraverso violini elettronici, da un lato è evidente che il museo delle meraviglie cristophariano è un omaggio di celluloide alla "Salomé" di Oscar Wilde, testimoniato in particolar modo dalla presenza della luna animata, dall’altro si avverte non poco una certa influenza felliniana, tanto da essere perfino inclusa una citazione musicale da "Amarcord".
E, chi coinvolto in brevi apparizioni, chi in ruoli più lunghi, sono Francesco Venditti, la Yvonne Sciò di "Non è la Rai", Maria Grazia Cucinotta, Venantino Venantini, Maria Rosaria Omaggio e il regista di "Cannibal holocaust" Ruggero Deodato i nomi noti che impreziosiscono il cast dell’operazione; la quale, nonostante l’abbondanza di nudità, evita questa volta d’intraprendere la strada del porno d’impronta autoriale per concentrarsi sull’intreccio di percorsi umani indefiniti, senza distinzione moralistica tra l’aspetto interiore e quello esteriore, al fine di ricordare che si è buono o cattivi a prescindere, perché tutti mossi dalle stesse pulsioni e desideri.
Con una strizzata d’occhio a Peter Greenaway, sicuramente un prodotto adatto a pochi raffinati palati, ma che, complici le fantasiose e colorate scenografie ulteriormente valorizzate dalla bella fotografia ricca di contrasti, testimonia ancora una volta il talento estetico e visionario di Christopharo, trovando spiegazione della sua non piena comprensibilità proprio in uno dei messaggi che lancia: la vita e i sogni sono fogli dello stesso libro, leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
Nuova Alfabat ne ha resa disponibile in dvd la director's cut, con galleria fotografica, un teaser, tre trailer, venti minuti di bloopers e uno show del mangiafuoco Murrigun nella sezione extra.

La frase: "Più i nostri occhi si avvicinano alla verità, più noi ne fuggiamo il verdetto".

Francesco Lomuscio

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