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The Mothman Prophecies
Alla leggenda dell'"uomo farfalla" se ne è appassionato per primo Richard Gere, leggendo il libro-cronaca di John Keel in cui si narrano i fatti realmente accaduti nel 1966 in un paesino del West Virginia, Point Pleasant. Dell'aspetto psicologico della storia ne è rimasto affascinato anche il regista Mark Pellington. Un argomento difficile da affrontare senza sconfinare nel melodramma o nell'assurdo. Indubbiamente un filo leggero sul quale però il regista riesce quasi sempre a camminare senza troppi funambolismi.
Richard Gere interpreta John Klein, giornalista in piena ascesa professionale del Washington Post. Una moglie bellissima e una casa di grande lusso. Una vita perfetta insomma che subisce una sterzata drammatica con l'incidente di macchina in cui resta coinvolta la moglie. Nulla di grave in apparenza, se non fosse per il tumore allo stadio terminale che gli accertamenti medici rivelano. Dopo la morte prematura di Mary, John cerca di riprendere le redini della sua vita e accetta un lavoro che lo porta a Richmond in Virginia. Si ritrova però a centinaia di chilometri di distanza, in un piccolo paesino di campagna del West Virginia. Un paese tranquillo ma solo in apparenza. Ogni abitante infatti ha storie da brivido da raccontare e tutte riguardano le apparizioni di un misterioso uomo-farfalla che lascia dietro sé criptici messaggi. Sarà proprio John a riuscire a decifrarli e a capire che si tratta del presagio di una tragedia.
Un thriller soprannaturale, in cui però i momenti di tensione, quella vera, si contano sulla punta delle dita. La storia infatti si sbrodola in alcuni punti, e dopo aver ascoltato i racconti di un paio di abitanti diventa noioso ascoltare quelli, molto simili, di tutti gli altri. Il Mothman (Uomo-farfalla) è diventato una leggenda metropolitana in America, ma potrebbe essere considerata solamente l'ennesima. La regia di Pellington gioca con le immagini, sfocandole o illuminandole per accentuare il mistero. Utilizza molta nebbia e altrettanta oscurità per creare un pò di suspence, quando non realizza veri e propri acrobatismi nelle riprese. Nel momento in cui l'uomo-farfalla comincia a parlare al telefono con il protagonista ci si chiede quando sia stato fedele lo sceneggiatore rispetto ai fatti raccontati nel libro di Keel.
Ma il soprannaturale non si deve troppo discutere. Neppure annoiare però.
Valeria Chiari
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