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The Mist
Giusto il tempo di fare conoscenza con i personaggi di David Drayton e il figlio Billy, rispettivamente interpretati dal bravo Thomas Jane ("The punisher") e il piccolo Nathan Gamble ("Il cavaliere oscuro"), che dopo pochi minuti li ritroviamo rinchiusi in un supermercato insieme ad un numeroso gruppo di persone, al riparo da una misteriosa nebbia soprannaturale che sembra nascondere all’interno del suo fumoso manto bianco qualcosa di minacciosamente mortale.
Non è la trama di "The fog", ma quella del terzo lungometraggio kinghiano diretto da Frank Darabont, dopo "Le ali della libertà" e "Il miglio verde", tratto dal racconto "La nebbia" scritto dal Re del Maine nel 1976, quindi ben quattro anni prima della realizzazione del film di John Carpenter.
E proprio all’autore de "La cosa" – che torna più volte alla memoria durante la visione – sembra in buona parte rifarsi il regista di "The Majestic", concentrato qui nel ricreare la classica situazione d’assedio in stile "La notte dei morti viventi", ma i cui protagonisti, tra i quali vale la pena di citare William Sadler ("Die hard 2-58 minuti per morire") nei panni dello spaccone Jim e Marcia Gay Harden ("Mystic river") in quelli della fanatica religiosa Carmody, si trovano inevitabilmente immersi in una scenografia alla "Zombi".
Del resto, visivamente accattivante e caratterizzato da un sonoro da premio Oscar, lascia trapelare in maniera tranquilla quel certo retrogusto di critica politico-sociale tipico di George A. Romero il film di Darabont, infarcito con la giusta dose di splatter ed impreziosito da ottimi effetti digitali.
Mentre, in un’atmosfera generale fortemente debitrice nei confronti della mitica fantascienza a stelle e strisce degli Anni Cinquanta, lo spettatore finisce per essere altamente coinvolto da una vicenda horror costruita sul disgregamento della razionalità umana dinanzi al panico, la quale assume in maniera progressiva le affascinanti fattezze di un pessimista ritratto di celluloide relativo ad una società dei consumi vittima della rigidità della religione da un lato e della (inco)scienza dall’altro.
La frase: "Non vada là fuori, è la morte là fuori, è la fine dei giorni".
Francesco Lomuscio
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