Adorabili amiche
Il confronto col passato in un'esistenziale solidarietà di genere. Scritto e diretto dallo sceneggiatore, regista e attore Benoìt Pètrè (aveva esordito nel teatro, firma il suo primo lungometraggio da solo), ispirato e dedicato alla madre e alle altre donne impersonate dalle tre protagoniste, nel titolo originale, all'inizio e sul finale "Adorabili amiche" omaggia il riferimento ideale a "Thelma e Louise", la cui vicinanza si limita alla composizione al femminile del cast e alla strada come percorso di presa di coscienza.
Dopo simpatici titoli di testa sparsi nella scenografia, si parte per un viaggio in una vecchia automobile lungo soleggiate campagne della Borgogna - con l'asfalto e la musica come costanti - che è una sorta di piccola vacanza avventurosa di cinquantenni amiche di liceo, comprendente una fuga dal ristorante di lusso senza pagare, lo smarrimento della borsa, la ruota bucata e la comparsata di alcuni uomini. Differenti le tipologie umane e di classe sociale, e per quanto riguarda l'aspetto lavorativo le due che hanno un'occupazione la vivono con frustrazione, mentre rispetto al piano sentimentale c'è la separata aggressiva e seducente, la "single" svampita e munita di vibratore, la sposata ma consapevolmente tradita e innamorata di una fantasia di gioventù. Tutte con prole cresciuta, in alcuni casi ancora sotto lo stesso tetto: una ci litiga in apertura, una soffre di incomunicabilità ("tuo figlio ha scritto un libro per parlarti"), una terza sta troppo addosso e vizia quello maschio, e davanti al quadretto di una famigliola felice c'è chi reagisce con disillusione e chi con amaro incanto. Da una comune condizione di partenza ("siamo disperatamente sole"), rinsaldando ad anni di distanza reciproca comprensione e affetto, si arriva ad una programmatica, matura e serena presa d'atto ("bisogna imparare a vivere con l'amore, ma anche senza"). Se non fosse che le caricature della novella sposa e dello sfogo collettivo durante il ricevimento costringono il film in un ambito di commedia più attenta alla trasversalità un po' facile che alle aspirazioni di bilancio generazionale.
La frase:
- "Il riso da lanciare agli sposi"
- "Non hai della ghiaia?".
a cura di Federico Raponi
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