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The interpreter
Dopo aver ascoltato inavvertitamente i dettagli di un complotto per uccidere il leader di uno stato africano, Silvia Broome, interprete delle Nazioni Unite, si trova immischiata in una crisi internazionale che la metterà in pericolo di vita. A proteggerla Tobin Keller, agente dei servizi segreti americani, con un terribile dolore da dimenticare. Inizialmente si potrebbe pensare che "The Interpreter" sia il ritorno della Kidman all'action movie dopo l'esperienza al fianco di Gorge Clooney in "The Peacemaker", ma dopo i primi minuti si scopre subito che c'è qualcosa in più. "The Interpreter" è molto più che un thriller politico con suspence e colpi di scena, nasconde, infatti, un messaggio che coincide con la location principale del film: il palazzo delle Nazioni Unite. Il richiamo al dialogo tra culture differenti, e all'armonia tra popoli con leggi e costumi, a volte tra loro discrepanti, è frequente, e s'intravede non solo nei dialoghi ma nello stesso personaggio interpretato da Nicole Kidman: una donna bianca, piena manifestazione della stirpe nord europea, cresciuta in un paese africano, dilaniato dai conflitti interni, e come i naturali abitanti del continente più meridionale del mondo sente nelle vene il disagio e l'orrore di chi vive nel cosiddetto Terzo Mondo. E non a caso Silvia, un simile miscuglio di razze, lavora come interprete per il più grande consesso di popoli, perché se si arriva alla comunicazione, al dialogo si possono porre le basi per la pace. Ma il dialogo può portare anche a rendere più sopportabile il dolore. Silvia Broome/ Nicole Kidman e l'agente incaricato di sorvegliarla, Tobin Keller/Sean Penn, sono due persone assolutamente diverse, nei pensieri, negli ideali e nei sogni, l'unica cosa che li accomuna è la sofferenza, un'angoscia indescrivibile che è più facile nascondere al mondo esterno, perché parlarne sarebbe inutile: nessuno capirebbe. Il dialogo e la necessità di comunicazione quindi come soluzione ai problemi più personali dell'individuo, e più universali della diversità tra popoli sono la chiave per apprezzare questo film. La regia asciutta di Sidney Pollack e l'intensa caratterizzazione dei due protagonisti rendono il film non solo riflessivo, ma anche avvincente e commovente, lasciando intravedere uno spiraglio d'ottimismo.
La frase: "Persino il più lieve bisbiglio può essere sentito al di sopra degli eserciti quando dice la verità".
Monica Cabras
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