The hunting party
Il primo fotogramma del film "The Huntinhg Party" stride agli occhi dello spettatore ed è quasi agghiacciante: una scena da reportage di guerra, cadaveri e corpi dilaniati, in sottofondo musica disco a palla come nemmeno Tarantino oserebbe fare. Viene quasi da pensare che il regista abbia deciso di fare un film ironico sulla guerra in Bosnia, una commedia nella strage, rischiando di diventare quasi sacrilego. E invece no! Quello cui ci troviamo davanti già dopo i primi minuti della pellicola è proprio un bel film, costruito bene, con una bella storia, e con una linea narrativa originale e scorrevole.
L'idea di raccontare i fatti, accaduti in Bosnia, è venuta ad un giornalista e suoi quattro colleghi che si sono ritrovati 5 anni dopo la fine del conflitto che ha devastato i balcani e hanno deciso di andare a ricercare uno dei criminali di guerra latitanti ormai da anni. Ciò che si sono trovati davanti è stato tutta una serie di strane vicende che li hanno portati a riflettere non solo sulla situazione post bellica nel paese, ma anche sul lavoro della comunità internazionale in quei luoghi, e sul loro effettivo interesse a ricercare i criminali di guerra.
Il fatto che la storia sia stata scritta da giornalisti, ha reso la narrazione semplice e veloce, dando una scorrevolezza quasi incredibile, ma anche una ironia impensabile quando si raccontano simili vicende, dovuta all'umorismo assimilato dagli inviati nelle zone calde, per riuscire a sopravvivere all'orrore che si trovano davanti ogni giorno. Il regista Richard Shepard, che ne ha anche adattato la sceneggiatura, non ha dovuto far altro che essere fedele al racconto originale, creando solo pochi elementi narrativi utili alla miglior comprensione del film.
Una delle piccole modifiche apportate sta nella scelta dei protagonisti, che in origine erano cinque giornalisti, quattro dei quali sono presenti nel film come comparse. In "The Hunting Party", invece, troviamo un reporter in declino (Richard Gere), un operatore all'apice della carriera (Terrence Howard), e un ragazzino appena uscito da Harvard, figlio di papà e ancora inconsapevole di ciò che l'aspetta nel mondo reale (Jesse Eisemberg). Un terzetto esplosivo caratterizzato da un'ottima interpretazione e sincronia degli attori che non solo risultano credibili, ma accompagnano lo spettatore in tutta la vicenda prendendolo per mano e facendolo sentire uno del "gruppo".
Lungo il percorso ci si accorge anche che quello che si sta guardando non è solo un road movie, un film d'azione sulla storia di tre uomini alla ricerca di un lestofante, ma è anche un film di denuncia, una cronaca della situazione nei paesi di guerra, dove le autorità internazionali, ( e parliamo di CIA, NATO, ONU...) sono alla ricerca dei criminali di guerra da tanti anni, troppi. E mentre loro "brancolano nel buio", i latitanti in questione riescono a pubblicare registrazioni e interviste della loro vita e dei propri progetti futuri.
La frase chiave del film è all'inizio, quando tra i titoli di testa appare scritto: "solo i particolari più incredibili di questa storia sono veri", il fatto è che i particolari più incredibili sono anche quelli più agghiaccianti, cose che sembrano assurde e insensate, ma che alla fine corrispondono alla realtà.
Ciò che ne vien fuori è un prodotto ben confezionato, un originale modo per vedere il film di denuncia accomunato al genere d'azione, divertendo lo spettatore lasciandogli però il modo di riflettere.
La frase: "...è incredibile quante guerre riesci a trovare se solo le vai a cercare!"
Monica Cabras
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