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History Boys
Storie di esami, di interminabili quanto inutili disquisizioni intellettuali sulla vita, sul ruolo della cultura, sul sesso; storie di professori un pò pedofili, un pò ruffiani; storie di imbrogli e di storie imbrogliate, e di omosessuali non abbastanza cresciuti per trovare il coraggio di dichiararsi.
Alla Cutler Grammar School corre l'anno 1983 e otto ragazzi devono prepararsi per passare l'esame d'ammissione all'università di Oxford. Ad aiutarli ci penseranno tre professori un pò eccentrici...
Premiato con numerosi riconoscimenti già come commedia teatrale, "The History boys" dal National Theatre di Londra fino alle luci di Broodway, approda infine sul grande schermo mantenendo un cast artistico pressoché invariato e la regia anticonformista di Nicholas Hytner (per il cinema "La pazzia di Re Giorgio" e "L'oggetto del mio desiderio").
Il tema lo conosciamo: alunni scapestrati e professori illuminati, un binomio che al cinema ha già prodotto un discreto numero di buoni risultati. Gli attori no: con l'eccezione di Richard Griffiths, nel ruolo di un professore un pò pedofilo ma dall'atteggiamento "tanto buono che non gli si può proprio dire nulla", che dall'accademia di Harry Potter viene ad insegnare a una scuola nella periferia londinese. La trama, in verità, la stanno ancora cercando nelle quinte o nei camerini di Broodway: assente, incentrata solo su estenuanti dibattiti intellettuali stile Oscar Wilde nel suo Dorian Gray, e palpatine gay tra i banchi e i cortili di scuola.
"The History Boys" è una pellicola che vive del riflesso teatrale da cui ha avuto origine e di quel riflesso rimane abbagliato e inerme: non c'è una trama; la recitazione è artefatta e precostruita come la sceneggiatura, a sua volta noiosa e drammaticamente retorica. Nel cinema c'è la ricerca della verosimiglianza, molto più che a teatro, e questa, in ultima analisi, potrebbe essere la ragione del fallimento artistico di questa pellicola. Mentre a teatro il pubblico, consapevolmente ma inconsciamente, presuppone nella visione già l'inganno della farsa, sa già che ciò a cui assiste altro non è che una pantomima più o meno ben costruita, al cinema il pubblico si aspetta di credere realmente a ciò che sta accadendo sul grande schermo, di esserne completamente rapito. "The History Boys" non tiene conto di questo aspetto, intrinseco nel mezzo che usa, e finisce per sfiorare il ridicolo tratteggiando con toni leggeri studenti gay, ma un poco omofobici; professori, senza mezzi termini, pedofili e profondamente insoddisfatti; e un insegnamento al limite dell'assurdo: "...Inventate...!" consiglia un giovane professore ai propri studenti. Gay Pride.
Non si discute il successo teatrale, se ne contesta l'intento cinematografico. "The History Boys" è un teatro, un certo tipo di teatro e di fare teatro: purtroppo per lui, non è nessun modo di fare cinema.
La frase: "...Sono ebreo, sono basso, sono omosessuale e abito a Sheffield... Sono fottuto!..."
Diego Altobelli
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