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The good shepherd - L'ombra del potere
Gli anni '60 rappresentano nella coscienza degli Stati Uniti il periodo più duro: quello della perdita dell'innocenza. Infatti sono iniziati con la crisi della Baia dei Porci, che ha lasciato a lungo il mondo con il fiato sospeso dinanzi al rischio di un'escalation nucleare e si sono conclusi con l'assassinio di Bobby Kennedy, recentemente ricordato proprio dal film "Bobby". "The Good Shepherd" vede inoltre il ritorno alla regia di Robert De Niro a ben tredici anni di distanza da "Bronx". Ci troviamo di fronte ad un cast delle grandi occasioni e più di un nome noto o notissimo sfilerà davanti alla macchina da presa durante questo lungo film di quasi tre ore (che però quasi non si avvertono).
"The Good Shepher" ricostruisce, in modo certo molto romanzato, la storia dei servizi segreti statunitensi attraverso oltre quarant'anni di cospirazioni, intrighi e guerre di controinformazione che sono poi esplose in tutto il loro potenziale durante la guerra fredda. Il film è visto completamente dal punto di vista di Edward, interpretato da un ottimo Matt Damon. La parabola dell'agente Edward è una traiettoria discendente verso il nulla e la solitudine. Si tratta del resto di un uomo senza qualità, completamente passivo e incapace di prendere decisioni diverse da quelle che gli vengono imposte. Edward non è mai il motore dell'azione ma si limita, come un bravo soldato, a fare esattamente quello che gli viene detto, non solo nella vita lavorativa e "segreta" ma anche e soprattutto nella vita personale. Edward non uccide mai nessuno personalmente eppure proprio per questo peccato di "accidia" ogni volta che viene catapultato per inerzia in una nuova situazione qualcuno è destinato a soffrire o a morire. De Niro ha negato intenti politici a questo film davvero monumentale, ma si può scorgere in maniera innegabile un giudizio sulle persone e sulle loro esistenze vuote fatte di menzogne e di mal riposto senso del dovere in nome di una causa che giustifica qualunque eccesso. In più di un passaggio, in più di una battuta si può vedere il senso di superiorità di coloro che, privilegiati dalla nascita, sentono la ragione completamente dalla loro parte. Così Edward fa parte della Confraternita degli Skulls & Bones (molto simile ad una loggia massonica potentissima) e si prende il lusso di dire ad un italo-americano che gli chiede quali siano i valori dei cittadini statunitensi: "noi abbiamo gli Stati Uniti, voi siete solo ospiti". Quindi apprezzabile la reticenza del regista, ma l'intento è piuttosto chiaro: sciovinismo e codardia possono essere non solo sinonimi ma anche il corollario di una vita spesa invano.
La frase: "In fondo non siamo tutti i calzolai di un re, in qualche modo?"
Mauro Corso
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