Le morti di Ian Stone
Con le fattezze del Mike Vogel di “Non aprite quella porta” ‘2003, Ian Stone è un giovane che conduce una tranquilla esistenza fino al momento in cui, ucciso da un uomo che credeva cadavere, si risveglia in un altro corpo con una nuova vita, per poi essere successivamente eliminato e risvegliarsi ancora. Da qui in poi, con un cast che include anche le televisive Christina Cole e Jaime Murray, prende il via una sorta di “Ricomincio da capo” in salsa thriller che, se nelle tematiche richiama in un certo senso alla memoria “Highlander-L’ultimo immortale” e nel look generale sembra rifarsi a tratti a “Matrix”, non può fare a meno di ricordare per alcuni aspetti il già dimenticato “They-Incubi dal mondo delle ombre”, non a caso scritto dallo stesso Brendan Hood che troviamo ora in qualità di unico sceneggiatore. Ma, al di là dell’inevitabile citazionismo volontario o involontario, ciò che più ci interessa è il fatto che dietro la macchina da presa si trovi il Dario Piana che ebbe modo di sfoggiare le sue invidiabili capacità tecnico-artistiche soltanto nell’ingiustamente stroncata (almeno dai più) opera prima: quell’esteticamente curato “Sotto il vestito niente 2” che, figlio della videoclip generation del decennio dei Duran Duran, fece nel 1988 da valido sequel all’apprezzabile giallo argentiano confezionato tre anni prima dai fratelli Vanzina. C’interessa perché ci troviamo ancora una volta dinanzi ad uno dei tanti (???) dotati registi del nostro paese costretti a lavorare con produzioni estere, mentre l’Italia cinematografica si lamenta in maniera ipocrita delle critiche negative (e meritate) da parte dei mostri sacri della celluloide a stelle e strisce e s’illude di aver ritrovato la strada del genere ogni volta che qualche ex fanzinaro (ignotamente illuminato da raccomandazioni supreme, ovviamente) sforna un racconto su pellicola (anzi, spesso su supporto digitale) che non parli di mafia o precariato. Caro stivale ben ti sta, perché, immerso negli efficaci toni cupi della fotografia di Stefano Morcaldo ed esplicitamente volto a ribadire il messaggio “Sogna come se potessi vivere per sempre, vivi come se dovessi morire oggi”, “Le morti di Ian Stone” di sicuro non rimarrà nella storia del cinema, ma, senza rinunciare a spruzzate di splatter, rimane un veloce e godibile prodotto soprannaturale ben recitato e, soprattutto, tecnicamente girato in maniera impeccabile. Un prodotto impensabile sia per i nostri cosiddetti “autori” politicamente schierati che per i tanti improvvisati filmaker di cui sopra, incapaci di confezionare perfino guardabili commediole proto-“Cesaroni”. Caro stivale ben ti sta!

La frase: "Se ti uccidono ricomincerà tutto quanto da capo".

Francesco Lomuscio

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