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The dangerous lives of altar boys
Sfuggire alla noia quotidiana è probabilmente una delle caratteristiche principali dell'essere adolescenti. Ed è così anche per il gruppo di ragazzini di cui parla Peter Care, al suo debutto registico. Ispirato da un romanzo di Chris Fuhrman il film, ambientato negli anni '70, racconta le inquietudini adolescenziali di un gruppo di ragazzini alle prese con la scuola e con i primi ardori sentimentali, il tutto condito dalla loro passione per i fumetti, attraverso i quali analizzano il mondo e la propria vita. Supereroi mostruosi contro nemici spropositatamente crudeli per animare una monotona vita scolastica e anche familiare in cui crisi e discussioni sono all'ordine del giorno. Un mondo piuttosto essenziale quello dei due protagonisti, Francis e Tim, in cui ci sono i buoni e i cattivi e dove è sempre possibile distinguere gli uni dagli altri.
Considerando atroci le dure regole della scuola cattolica che frequentano diretta da Suor Assunta, che per quanto li riguarda attentano esclusivamente al loro quotidiano divertimento, i due amici utilizzano l'indubbio talento artistico per creare un graffiante libro di fumetti. La severa religiosa si trasforma così in "SuorZilla" una malvagia motociclista in lotta con le fantasiose proiezioni animate degli ego dei ragazzini, mostruosi supereroi dai nomi improbabili.
Ma sebbene il mondo fantastico prenda spesso vita nelle loro fervide immaginazioni, la vita reale corre parallela e senza sosta, elargendo gioie fulminee e dolori perenni, portando rapidamente la vita dei ragazzi oltre l'innocenza.
Non è facile raccontare di adolescenti in crescita senza cadere in un costante "déjà vu" non solamente per lo strabiliante numero di pellicole che prima di questa ne hanno affrontato il tema, ma anche perché il mondo adolescenziale è come un mare in tempesta, 'mai uguale eppure sempre lo stesso'. Una contraddizione che da una parte libera l'immaginazione e dall'altra la imbriglia per il tentativo tutto adulto di comprendere e spiegare.
Il film dell'ex regista di documentari e video musicali si costruisce attraverso i soliti stereotipi: ragazzini ancora presi dai loro giochi e divertimenti infantili con la nuova aspirazione all'eroismo, che si dibattono nell'altrettanto inedito mondo delle ragazzine, un bel pezzo avanti in esperienza e visione del mondo. Eppure è proprio con quei cliché che Peter Care riesce a raccontare la "solita" vita degli adolescenti di un piccolo paese del profondo sud americano, in modo inaspettatamente originale. Sarà perché alterna alle avventure reali quelle fantasiose dei loro fumetti in cui si rafforza e si edulcora al tempo stesso il quotidiano; sarà perché ha saputo scegliere con perizia i giovani interpreti il cui evidente talento non lascia spazio ad alcuna caduta di tono.
Ad ogni modo è un'avventura divertente e coinvolgente. E universale, come solo le storie semplici riescono ad essere.
Valeria Chiari
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