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The accidental detective
Una storia ambientata tra gli Stati Uniti e Firenze, alla ricerca di un qualcosa per cui il grande collezionista d'arte Aaron Silbermann, appena deceduto e notoriamente tirchio, ha speso milioni di dollari; un giovane avvocato statunitense che si aggira tra luoghi che respirano d'arte e che incontra strane figure; un falsario che filosofeggia su ciò che è unico e ciò che non lo è.
Il tutto farebbe pensare ad una storia alla Agatha Christie, con suggestivi misteri e l'aria affascinante della bellissima Firenze, invece di tutto questo non c'è assolutamente nulla.
Tutti i personaggi che si incontrano nel film non sono altro che macchiette (e neanche delle migliori), il mistero che dovremmo scoprire piano piano lo abbiamo capito già dall'inizio e Firenze è città assolutamente da cartolina (quelle "paghi una prendi cinque"). Se poi volessimo parlare dell'arte, meglio non dire (ad un certo punto c'è una sorta di pseudo documentario sul restauro che sembra quasi una pubblicità ai beni culturali, ma è assolutamente fuori luogo!).
Stranamente, in un paese come l'Italia dove siamo cresciuti con davanti agli occhi le immagini vive di attori e caratteristi straordinari coinvolti in film che inventavano quel filone giallo - rosa che ebbe così tanto successo negli anni sessanta, non esiste nessuno che sappia riproporlo in maniera decente. Vanna Paoli cerca di sfruttare anche l'arma del dialetto che andava così forte tanto tempo fa, creando delle figure stucchevoli che ci aspettiamo ripetano all'infinito: "Oh grullo, oh bischero" (tanto per rimanere negli stereotipi).
Il guaio è che nel film ci sono anche buoni interpreti e caratteristi (Sergio Fantoni, Paolo Bonacelli, Franco Interlenghi ecc.), ma purtroppo e stranamente, diventano anche loro macchiette (e ripeto, neanche delle migliori). Forse l'unico personaggio che poteva essere sviluppato in maniera decisamente migliore è quello interpretato da Philippe Leroy che ovviamente si vede appena in due spezzoni e un finalino. A tutto questo si aggiunga un sonoro a dir poco "straniante", confuso male tra una presa diretta ed un doppiaggio non ben riuscito, e poi un commento musicale che non si addice per niente a rappresentare un atmosfera perlomeno italiana (ad un certo punto c'è anche una "Just a gigolo", che uno si chiede: perché?).
Alla fine l'unica cosa che viene da dire è: aridatece Bombolo e Cannavale!
Renato Massaccesi
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