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Le paludi della morte











"Texas killing fields", presentato in Concorso alla 68esima Mostra del Cinema di Venezia, trae spunto da fatti realmente accaduti.
Dopo aver sentito i tanti racconti del suo collaboratore Don Ferrone, ex poliziotto della DEA, sui "campi maledetti", dove dal 1969 erano stati ritrovati centinaia di cadaveri di vittime di violenza sessuale, il produttore gli ha commissionato una sceneggiatura che è stata ora trasformata in pellicola.
I campi si trovano alla periferia della città di Texas City, e Ferrone ne sentì parlare quando per un breve periodo collaborò con la polizia del luogo.
Il film ci parla di relazioni umane che poi analizza, in modo da focalizzare e conoscere meglio i protagonisti.
Da una parte il difficile rapporto lavorativo tra il detective Mike Souder (interpretato da Sam Worthington, già conosciuto per il suo ruolo di protagonista in "Avatar") e il poliziotto Heigh appena arrivato da New York. Anche se i "killing fields" sono fuori dalla loro giurisdizione, i due sentono il dovere di indagare sugli omicidi delle povere vittime che lì vengono ritrovate.
Dall’altra l’altrettanto difficile rapporto tra il detective Souder e la sua ex moglie (la bella Jessica Chastain, presente alla Mostra anche come protagonista in ‘Wilde Salome’ di Al Pacino), anche lei nella polizia ma in un altro distretto.
Emerge però tra tutti il legame filiale che lega la piccola Anne, adolescente trascurata dalla madre e dal fratello, al poliziotto Heigh.
Quando Anne sparisce il poliziotto capisce che non si tratta di una semplice fuga ma di qualcosa di più serio, e cerca la piccola nei "killing fields". Da qui ha inizio il thriller.
La regista Ami Canaan Mann, figlia del più famoso regista (coinvolto qui nella produzione) Michael Mann, mette molta carne al fuoco ma non riesce a raggiungere il giusto equilibrio tra i vari elementi in gioco.
I protagonisti e le loro storie sono, come detto prima, ben analizzati ma in modo asettico, non si riesce mai ad entrare in empatia con loro.
La trama è ben raccontata ma ciò che si osserva sul grande schermo non riesce ad emozionare o coinvolgere lo spettatore. Nulla da dire sulla regia dal punto di vista tecnico (bella la carrellata iniziale che ci presenta i protagonisti), ma la lentezza in alcuni punti e l’assenza di emotività penalizzano decisamente il film.
Si ha l’impressione di vedere un compito portato a termine, ma con poca convinzione. O forse in modo non molto esperto, quasi acerbo.
Un vero peccato, visto i tanti spunti offerti dalla trama si sarebbe potuto creare un film molto più palpitante e coinvolgente.
Un’occasione persa, ci rimane solo un film piacevole e nulla più.
Cercate un buon film da vedere a casa la sera, sul divano? Ecco, lo avete trovato.

La frase:
"E’ un posto maledetto".

a cura di Giuliana Steri

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