Talos - L'ombra del Faraone
C'era bisogno di rinverdire il mito cinematografico della mummia egiziana?
Decisamente no. Per tanti motivi. Non ultimo per la pochezza e l'approssimazione di questo film diretto da Russel Mulcahy. Il regista di "Highlander - L'ultimo immortale" ci propina un polpettone di difficile digeribilità ad iniziare dalla storia sconnessa ed incoerente dove si affastellano strafalcioni storici e baggianate di rara intensità. Va bene la predilezione per il genere fantasy del direttore e sceneggiatore australiano ma ascoltare definizioni del tipo "era un eretico greco di tremila anni fa" è davvero troppo. Difficile mandare giù anche l'ambientazione thriller che ad un certo punto si cerca di dare all'opera quando la mummia si trasforma in un serial killer in tutta regola che semina morte e terrore per le strade di Londra. Già perchè Talos ("l'eretico greco di tremila anni fa") era un transfuga nell'Egitto dei faraoni dove, grazie a non meglio ben precisati poteri sovrannaturali, è riuscito a resuscitare sotto forma di bende che svolazzano fra la caligine londinese alla ricerca degli organi vitali dei suoi adepti dell'epoca che nel frattempo si sono reincarnati (anche in un cane!). Più che bende, in realtà, il serpentone omicida, ricorda un rotolo di scotch da pacchi ed il massimo è quando lo vediamo insinuarsi nell'immancabile cabina dove una bionda sta facendo una doccia... (quante ne dovremo vedere, ancora, di queste irriverenti citazioni???).
Scene involontariamente comiche farciscono questo film in cui, un montaggio poco attento rivela evidenti lacune nella narrazione che si fa fatica a seguire.
Tra gli interpreti oltre ai protagonisti Jason Scott Lee (la faccia di Bruce Lee in "Dragon - la storia di B.L") e la carina Louise Lombard spiccano le figure di Christopher Lee e Shelly Duvall, chissà come tirati dentro questa strampalata impresa.
Ai nostalgici delle mummie, consiglio di stare alla larga per evitare cocenti delusioni.
Daniele Sesti
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