Super
Non si molestano i bambini, non si sniffa e non si graffiano le automobili.
Sono le regole che bisogna rispettare se non si vuole finire ad affrontare la furia di Saetta Purpurea, ovvero Frank alias Rainn Wilson ("The rocker-Il batterista nudo"), che ha deciso d’indossare un costume rosso alla Flash e di armarsi di sola chiave inglese per scagliarsi contro la criminalità dal momento in cui la moglie Sarah, con le fattezze di Liv Tyler ("Io ballo da sola"), lo ha lasciato per lo spacciatore di droga seduttore e psicopatico Jacques, interpretato dal mai disprezzabile Kevin Bacon ("Mystic river").
Mai disprezzabile quanto il suo scagnozzo Abe incarnato da Michael Rooker ("Henry - Pioggia di sangue"), nuovamente al servizio del regista e sceneggiatore James Gunn – dopo il riuscito zombie-movie "Slither" (2006) – all’interno di circa 96 minuti di visione che, tirando in ballo la figura dell’ennesimo supereroe fatto in casa, non possono fare a meno di essere accostati al contemporaneo "Kick-Ass" di Matthew Vaughn; anch’esso non privo di crudezza e realismo nell’inscenare, seppur con spruzzate di assurdità, la violenza attuata dal giustiziere mascherato di turno e dai suoi avversari.
Ma è evidente che, man mano che fa la sua entrata in scena anche Saettina, folle assistente del protagonista nei cui panni, con tanto di artigli in stile Wolverine, troviamo Ellen Page ("Juno"), è dalle parti della Troma – tra strade di periferia e mix di splatter e ironia sfoggiato fin dal prologo – che sembra orientarsi il look generale dell’operazione; tanto più che, in una breve apparizione, troviamo proprio il Lloyd Kaufman boss della casa di produzione specializzata in trash, nella quale Gunn mosse i suoi primi passi cinematografici (ricordiamo, tra l’altro, che è stato tra gli sceneggiatori di "Tromeo & Juliet", oltre a curarne, non accreditato, la co-regia).
Inoltre, mentre il citato, ottimo film di Vaughn finisce per delineare la rivincita del nerd d’inizio XXI secolo, qui, tra bella colonna sonora e script ricco di trovate originali e mai banali risvolti, la riflessione offerta sembra relativa ai tanti uomini soli che, spesso (o, probabilmente, sempre) sconosciuti all’umanità, si sacrificano nell’ombra per renderle migliore il progresso.
Fino all’epilogo di un tutt’altro che noioso insieme in parte avvicinabile anche al poco riuscito "Defendor" (2009) di Peter Stebbings, ma a differenza del quale Gunn – visibile, inoltre, nel ruolo televisivo del satanico Demonswill – sfodera una regia decisamente lodevole, rischiando perfino di spingere lo spettatore alla commozione.
La frase:
"Tutto quello che ci vuole per essere un supereroe è scegliere di combattere il male".
a cura di Francesco Lomuscio
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