24 Aprile 2009 - Conferenza
"Valèrie - Diario di una ninfomane"
Intervista la protagonista e l'autrice del libro.
di Francesco Lomuscio

Dopo aver fatto discutere tanto all'estero in seguito alla sua uscita nelle sale, "Valérie-Diario di una ninfomane" di Christian Molina, tratto dal romanzo di Valérie Tasso, approda in Italia accompagnato da una serie di polemiche legate in particolar modo alla provocatoria locandina. Per l'occasione, l'autrice del libro e l'attrice protagonista Belén Fabra hanno incontrato la stampa a Roma.

Gli uomini raccontati nel film sembrano tutti ricchi, possessivi e abbastanza violenti…
Valérie Tasso: Sì, parto con il dire che non mi è mai piaciuto associare la violenza al sesso, perché ciò presupporrebbe l'espressione di un giudizio morale. Ed è proprio quello che non ho voluto fare scrivendo il libro, proponendomi invece di lottare per togliere la morale a questi argomenti. Perché il sesso per me è un valore, non un problema, quando parliamo invece di educazione sessuale, purtroppo non facciamo educazione ma trasmettiamo un problema. L'educazione per me significa trasmettere dei valori, mentre la censura, che non ho capito bene cosa voglia fare qui in Italia, secondo me non dovrebbe agire né sul termine ninfomane, né sulle scene di sesso presenti nel film, che considero più un dramma volto a raccontare un segmento della vita della protagonista. Inoltre, chi controlla il sesso è colui che ha il potere nel mondo e mi sembra di capire che in Italia il mio desiderio e la mia capacità sono di dominio pubblico, di proprietà non mia ma dello Stato; quindi, il vero problema è questo, perché in fondo il termine "ninfomane" esiste anche nei dizionari, quindi è solo una scusa legata al fatto che sia il film che il poster stanno dando un forte colpo al coitocentrismo, uno dei tre pilastri su cui, insieme al fallocentrismo e alla coppia, si basa la sessualità. In realtà, quello che più dà fastidio è che, tramite il film e il libro, si è passati dall'immagine di donna desiderabile, come quelle dei cartelloni pubblicitari, all'immagine della donna che desidera. Credo comunque che oggi esista ancora una forte paura nei confronti della sessualità femminile; io, per esempio, faccio proselitismo a favore della libertà individuale.
Belén Fabra: Io credo che sia una paura nei confronti della libertà in genere, piuttosto che della sessualità femminile, un timore che deriva dal bisogno di controllare tutto. Quello che ho sentito dire in riguardo al poster per me è stato molto deludente, in quanto, dopo la mia esperienza con la non censura a Madrid, è stato doloroso sentir dire da qualcuno qui in Italia che inciti addirittura al peccato. Perché darsi piacere deve essere un problema? Secondo me è una considerazione perversa, perché la sessualità fa parte della natura e ritengo un'aberrazione che qualcuno ci faccia sentire colpevoli di ciò.

Quindi anche nella Spagna di Zapatero ha avuto problemi con la censura…
Belén Fabra: Solo a Madrid.
Valérie Tasso: Silvio Berlusconi e il Papa sono esseri sessuati, io rispetto il loro sistema di valori, ma non si può dire che i miei genitali siano di dominio pubblico, io li comprendo, loro evidentemente non comprendono me e il messaggio del film. Mi dà molta rabbia che vengano dette certe cose, perché ritengo possibile che si possa fare voto di castità, ma le persone non cessano di essere sessuate e lo dico dalla mia esperienza di sessuologa.

Eppure su internet i tredicenni vedono veramente di tutto…
Valérie Tasso: In realtà, la parola "ninfomane" viene spiegata come "furor uterino", una definizione che mi fa ridere molto. Nel film il regista ha conservato una frase scritta nel mio libro: "La ninfomania non esiste, è un'invenzione dell'uomo per controllare il desiderio della donna". In effetti, l'equivalente per il sesso maschile è "satiro", ma non ha assolutamente il senso peggiorativo di quello femminile, anzi, se è un uomo ad essere così, si dice che è il classico macho-man. Comunque, anche nei telegiornali si possono vedere cose come lo spettacolo della morte, che è anche peggiore del sesso, eppure nessuno dice nulla. Io credo che internet sia una grande rivoluzione tecnica, ma è come una grande videoteca senza videotecario.

Fino a prova contraria, però, la ninfomania è una malattia…
Valérie Tasso: Siamo passati dalla Chiesa alla clinica, adesso torniamo alla Chiesa (ride). In effetti, quando una persona non riesce a controllare la propria sessualità, in psicologia si parla di ninfomania, come esistono la schizofrenia e il bipolarismo. Io, però, per prima cosa lotto contro le etichette. Comunque, quando dico che la ninfomania non esiste, voglio dire che il sesso non dà dipendenza, perché affermare che dà dipendenza significherebbe dargli una connotazione di problema, invece è un valore.

Con il regista come avete lavorato?
Belén Fabra: Io ho lavorato sia con Christian Molina che con Valérie, che già conoscevo per i suoi programmi televisivi, Entrambi erano d'accordo sul fatto che non avrei dovuto assolutamente imitare la scrittrice, perché non si voleva in nessun modo emulare o deformare la sua figura, ci eravamo proposti solo di arrivare a comunicare l'essenza del personaggio.

Questo film avrà scatenato soprattutto la curiosità di donne sposate da tanti anni…
Valérie Tasso: Io non consiglio niente a nessuno, sono assolutamente contraria a dare ricette per qualunque cosa. In Spagna mi sono arrivati diversi messaggi da donne che dicono di essersi identificate nel personaggio di Valérie, ma non voglio dare nessun consiglio, ognuno darà la sua lettura del film, perché il sesso secondo me non si può insegnare, ma va vissuto. Certo, come sessuologa, per esempio, dò indicazioni alle donne che hanno difficoltà a vivere il proprio desiderio, ma si tratta di un percorso personale, quindi specifico per una determinata persona. Non bisogna mai pensare di potersi mettere al posto di un'altra.

Nel film raramente sesso e gioia vanno di pari passo…
Belén Fabra: Effettivamente, è un po' una discesa agli inferi: all'inizio la protagonista sta con la nonna e viene fuori la sua inquietudine legata al fatto che non riesce a vivere come vuole a causa del giudizio degli altri, però poi vediamo il percorso per arrivare a determinate conclusioni. Sicuramente i personaggi maschili non sono positivi e, secondo me, nelle situazioni di maltrattamento c'è da fare un discorso di responsabilità, perché è chiaro che ne è responsabile l'uomo, ma la capacità di uscirne è responsabilità della donna, altrimenti si cade nel vittimismo che non consente di venire fuori da alcuna situazione. Secondo me, il personaggio si sente in trappola in quanto donna incapace di essere a suo agio perché diversa dagli altri, ma ciò che la rende interessante è il coraggio. Non ha mai paura di vivere e di lottare per la libertà e sbaglia sicuramente, non direi mai che è una persona da imitare, ma apprezzo il suo modo di comportarsi. Potrei riassumere questo concetto con una frase di una canzone di Jovanotti: "La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare".

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